DIS…CORSIVO. L’UMBRIA CHE TI HO RACCONTATO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Appare consolante il fatto che tantissimi articoli di giornale e ottimi servizi video, locali e internazionali, ogni anno ci raccontino aspetti “eccellenti” dell’Umbria che pochi di noi sospetterebbero.

È accaduto anche quest'anno, durante il Festival del giornalismo, grazie all'iniziativa di un concorso, giunto alla sesta edizione, bandito dalle Camere di Commercio di Perugia e di Terni. Il Premio è intitolato “Raccontami l'Umbria”, esortazione quanto mai viva e propria in una terra che, in materia di narrativa ambientata in Umbria, non ha certo una tradizione di riguardo.
Così, l'appuntamento che ci è stato promesso di un'edizione supplementare del concorso dedicata a raccontare l'Umbria non più solo con un articolo di giornale, ma con un intero libro, appare quanto mai invitante, pur nell'illusorietà di nuovi confini letterari che ci ispira. Sappiamo dalle cronache che Giorgio Mencaroni ha annunciato di voler portare il concorso, nel prossimo settembre, all’”Isola del Libro” - che si tiene sull’Isola Maggiore del Lago Trasimeno - e di volergli dare il titolo di “Raccontami l’Umbria… con un libro”.
Ora, se pensiamo alla narrativa, quella vera, quali libri potranno concorrere all'edizione del prossimo settembre? Se, invece, ho letto male e a settembre ci sarà il lancio del concorso, agli scrittori sarà dato un tempo congruo per costruire le pagine necessarie a fare un libro che racconti l'Umbria.
Insomma: il libro è pur sempre una cosa seria e impegnativa, l'Umbria non lo è da meno. Come la mettiamo, quando dal giornalismo dobbiamo passare alla narrativa?
In regione, dicevo, non c'è, nel Novecento, una tradizione letteraria degna del nome, a meno di non volersela andare a ricercare fra tanta produzione rimasta ai margini e sulla quale non si è mai esercitata nessuna vera critica letteraria, quella che sarebbe potuta crescere, poniamo, intorno all'Università.
Né la regione ha mai attratto grandi narratori esterni come scenario di possibili grandi narrazioni. Bella e attraente, l'Umbria, quando si tratta di metterla sulla pagina – specie di un romanzo – si dimostra difficile, indocile nonostante la sua spiritualità, piena di lati oscuri, colma di decadenza e irta di suggestioni surreali.
Così, oggi, a quale narrativa facciamo riferimento quando chiediamo – agli scrittori, presumo – di raccontarci questa regione?
Non vedo – e mi scuso – grandi prospettive, a meno di autoconvincerci che anche grazie a opere commissionate si possano trovare eccellenze. Forse nel giornalismo può funzionare, ma in un libro no. Ci vogliono maturazioni letterarie e atmosfere culturali che non si vedono all'orizzonte, né piantate sulle dorsali appenniniche né confuse con le nebbie delle valli.
Molti mali sono stati causati a questa regione dalla cessione dei nostri scenari a seguitissime fiction perché si possa, oggi, risalire la china di un magistero letterario degno del nome. Non sarebbe meglio, allora, tornare a leggere e a vedere quel poco o quel tanto che si è veramente prodotto in narrativa sull'Umbria – anche qualche decennio fa – e premiare l'eccellenza del passato prossimo, che tanto ha da insegnarci prima di sfuggirci per sempre di mano?

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