ANCORA E SEMPRE 25 APRILE

di Pierluigi Castellani

La festa, che ricorda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, nelle intenzioni di chi la propose nel 1946, l’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, doveva essere un giorno di pacificazione nazionale in cui tutti i cittadini potevano riconoscersi. L’intenzione era di offrire a tutti gli italiani il patrimonio comune maturatosi durante la resistenza ,che poi è stato scolpito nel marmo della Costituzione.  Purtroppo la festa è ancora divisiva perché non tutti si riconoscono completamente in quei valori, tanto che la nostra carta fondamentale rischia di essere cambiata proprio nell’impianto più significativo e cioè nel ruolo del parlamento, che è presidio di libertà e democrazia. Il parlamento nel progetto meloniano del premierato non è più il luogo di confronto e di rappresentazione della volontà popolare, perché da libero interlocutore degli altri poteri , puntello e cardine di quei pesi e contrappesi di cui si nutre una democrazia, diventa soggetto sottoposto alla incondizionata volontà del premier, che forte della diretta investitura popolare, può chiederne lo scioglimento dopo un voto di sfiducia. E’ evidente che in questo modo il leader può saltare il parlamento rivendicando la sua investitura popolare e quindi porsi sulla china scivolosa dell’autoritarismo con chiari atteggiamenti illiberali. Per questo credo che da parte di qualche forza politica dell’attuale maggioranza, che non ha fatto tutti i conti con la propria storia né con quella dell’Italia, si  tende a fare di questa festa, qualcosa di rutinario se non di infastidito dovere di rappresentanza. Negare infatti, come si tenta di fare da parte di qualcuno, che la nostra Costituzione sia antifascista perché fondata su quei valori di libertà e democrazia che hanno animato la resistenza, fa parte di un  tentativo di revisionismo della nostra storia, che vuole relegare il fascismo e quindi l’antifascismo nell’ombra lunga di una narrazione da dimenticare e da seppellire. Ed invece non può essere così e si deve sconfiggere ogni tentativo in tal senso . e vigilare non solo sulla riforma costituzionale preannunciata, ma anche sui goffi atteggiamenti di servilismo censorio, come avvenuto per la negata presenza in Rai di Antonio Scurati con il suo, oramai famoso, monologo per la celebrazione del 25 aprile. Forse non sono per ora evidenti  segnali preoccupanti di rigurgiti fascisti, ma è pur vero che la democrazia vive se è sempre difesa quotidianamente e  se si alimentano ogni giorno i suoi valori. Sappiamo che la democrazia è in difficoltà nel mondo, persino negli USA dove ebbe la sua culla , e si avanzano sulla scena internazionale paesi, che hanno una guida autoritaria se non a partito unico, e laddove la democrazia dovrebbe essere a priori garantita come in Europa si fanno strada democrazie cosiddette illiberali ove la suggestione dell’uomo forte è sempre più pericolosamente in agguato. E’ pur vero che la democrazia ha i suoi riti e che prevalgono i poteri diffusi, e che le decisioni spesso si prendono dopo lunghe discussioni e forte confronto mentre l’autoritarismo invece garantisce più rapide decisioni e risposte, ma a quale prezzo ? Anche la democrazia ha il suo  prezzo perché si alimenta del confronto tra più culture e si avvale di una società più stratificata e complessa, ma appunto per questo più ricca. Ma è l’unica che può garantire la libertà ed alla persona umana i suoi diritti e la sua capacità di svilupparsi e di autodeterminarsi e garantire la pace nel mondo. Per questo ,viva il 25 aprile, ora e sempre!