CONSIDERAZIONI SUL PREMIERATO ALLA MELONI RILEGGENDO BOBBIO

di Pierluigi Castellani

Di recente Il Corriere della Sera ha riproposto in una nuova edizione gli scritti che Norberto Bobbio ha raccolto nel suo libro “Il futuro della democrazia”.  Rileggendo questo testo alla luce della riforma costituzionale sul premierato ,proposta dal governo Meloni, si rinviene quanto sia lucida l’analisi del filosofo torinese e quanto sia ancora attuale. E’ bene anche riaffermare come fa Bobbio che ” lo stato liberale è il presupposto non solo storico ma giuridico dello stato democratico”. Questo per ricordare a quanti tendono a dimenticare la imprescindibilità dei principi liberali dalla democrazia, non solo per racchiudere la democrazia in indispensabili formalità, come il voto, il parlamento ed altro, ma per riaffermare quanto la democrazia sia impossibile senza il principio di libertà, il rispetto dei diritti umani, la ricerca della pace. Naturalmente Bobbio non dimentica che senza la democrazia sostanziale e cioè giustizia sociale, welfare universale e “il riconoscimento della fratellanza che unisce tutti gli uomini in un comune destino” non si ha vera democrazia. Non manca poi una corretta analisi del rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta per ricordare  che “nulla rischia di uccidere la democrazia che l’eccesso di democrazia” e che quindi il modo migliore per raffreddare il furore e l’ardore populista, che ha investito i nostri tempi, è la democrazia rappresentativa con altresì il valore del mandato libero, come previsto dalla nostra Costituzione, perché ” la trasformazione dell’elettore in cliente è possibile soltanto  attraverso la trasformazione del mandato libero in mandato vincolato”. La rilettura di queste pagine di Bobbio si fa di estrema attualità quando si mette il lettore difronte al dilemma se è meglio il governo delle leggi o il governo degli uomini,  ricordando che ” non è il re che fa la legge ma è la legge che fa il re”. Sono pagine queste di un’impressionante attualità perché  ci troviamo nel momento in cui con la proposta dell’elezione diretta del premier, chiamata anche del “sindaco d’Italia”, e il conseguente corollario del “simul stabunt simul cadent” si vuole rendere il parlamento sotto il perenne scacco del premier direttamente eletto. Infatti la sua eventuale caduta, per sfiducia o altro, porterebbe con sé lo scioglimento del parlamento. Bobbio ricorda che c’è “il governo sub lege ed il governo per leges”. Ciò significa che l’esecutivo e quindi il suo presidente sono legittimati nel loro potere  dalla legge mentre risiede nel parlamento il potere di fare le leggi e quindi “il governo per leges” non può essere subordinato al potere esecutivo, cioè al ” governo sub lege”. Questo significa che con la riforma proposta il parlamento è perennemente condizionato dal premier, che può  attraverso le sue dimissioni sciogliere il parlamento, togliendo questo potere alla figura super partes del Presidente della Repubblica. Sono proprio queste considerazione a dover motivare un netto “no” alla proposta della elezione diretta del premier. Infatti in questo modo verrebbe infranto quel delicato ed insopprimibile rapporto tra diversi poteri proprio dei principi liberaldemocratici, cioè quello che Bobbio definisce  “stato liberale”, e quindi snaturata la democrazia stessa, quella nata dalla resistenza dopo la caduta del fascismo, che i nostri padri costituenti ci hanno consegnato perché la custodissimo gelosamente e non venisse buttata a mare da una proposta , che giunge, non possiamo tacerlo, dall’entroterra culturale della destra, che ancora sembra non aver fatto tutti i conti con la propria storia.