DAI FORCONI AI TRATTORI

di Pierluigi Castellani

La protesta degli agricoltori che sfilano con i loro trattori nelle principali strade del paese e assediano le città è oramai diventato un problema di tutta l’Europa, tanto  che il principale bersaglio della protesta è proprio la UE , accusata di imporre insopportabili misure in tema ambientale,  che diventano insostenibili sul piano economico perché farebbero aumentare i costi del prodotto senza che questo impegno sia remunerativo per il divario esistente tra il prezzo riservato al produttore e i ricavi della distribuzione, tutto con effetti negativi anche sul consumatore. Non c’è il latte versato sulle strade come  anni orsono, ma sono sempre la strada e la piazza i luoghi privilegiati della protesta, perché a detta degli agricoltori non c’è altro modo per far sentire al paese le loro ragioni. Ed  al di là di qualche aspetto folcloristico della protesta, che vede , ad esempio, porsi alla guida della stessa qualche personaggio che già conoscemmo alla guida dei forconi, le ragioni degli agricoltori sono fondate. Ad esempio non è possibile far gravare su una sola categoria il costo della necessaria transizione ecologica con limitazioni alla produzione senza che di questo costo non si facciano carico in modo equo tutti. Se la riduzione del gas serra è essenziale per la vita dell’intero pianeta occorre porsi seriamente il problema di come affrontare j costi che ciò comporta. Non si può dire agli agricoltori di diminuire l’uso dei pesticidi e della superficie coltivata senza in qualche modo compensarli per l’aumento dei costi che ciò comporta. Ma non è possibile che la protesta si rivolga contro l’Europa ancora una volta dipingendola burocratica e matrigna avvalorando così la tesi, cara ai sovranisti europei ed italiani, come il nostro Salvini e non solo , che l’Europa sia il problema anziché la soluzione. Ed è qui che la questione diventa tutta politica nell’imminenza delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo, che non sono un sondaggio per vedere chi avrà la leadership nel centrodestra o nel centrosinistra, ma sono una scelta sull’idea di Europa, che si vuole per il futuro. C’è chi vuole tornare al grezzo nazionalismo ed invece c’è chi vuole che l’Europa si integri ancora di più, che veda la UE rafforzarsi come guida del nostro continente in un mondo dove si sta acuendo il conflitto tra oriente ed occidente. In questo conflitto un solo paese farebbe la fine dei vasi di coccio  tra vasi di ferro, mentre è sempre più necessario che l’Europa nel suo insieme diventi un attivo interlocutore tra America, Cina e Russia. Ma è anche chiaro il maldestro tentativo della destra di addebitare tutte le colpe all’Europa per indirizzare le proteste nei confronti del soggetto Europa quando invece  è molto evidente,  che la protesta degli agricoltori italiani è nata contro le ultime misure del governo Meloni, che ha reintrodotto l’Irpef sui terreni agricoli, che non ha abbassato le accise sui carburanti come promesso e che non  si sta facendo parte attiva per superare il divario tra costo del prodotto al produttore e costo sostenuto dal consumatore. C’è tutta una filiera tra il prodotto uscito dai campi e il prodotto che si riversa sugli scaffali della grande distribuzione. Questo penalizza notevolmente il coltivatore. C’è bisogno di interventi mirati, che ad esempio aiutino la distribuzione del prodotto a chilometro zero e puniscano severamente gli speculatori. Ora il governo sta affannosamente cercando di reperire fondi per dare una qualche risposta ai coltivatori, ma qui torniamo ad un problema essenziale che divide la politica: come far pagare le tasse a tutti, come affrontare la grande massa di evasione e come approntare una seria riforma fiscale, che non premi gli evasori e sia rispettosa della progressività delle imposte sancita dalla nostra Costituzione?