ELEZIONI CANDIDATURE DEMOCRAZIA

di Pierluigi Castellani

Si discute molto nella politica italiana di candidature da proporre alle elezioni europee ed amministrative della prossima primavera. E parlare di candidature e di elezioni, poco per la verità di programmi, dovrebbe essere una manifestazione di vitalità della democrazia italiana. Ma è proprio così? Ne dubito. Perché il confronto più aspro tra le forze politiche , soprattutto nel centrodestra, sta nel volersi aggiudicare una quota di candidati alla presidenza delle regioni, che andranno al voto, il più possibile rispondente alla quota di consenso, che i sondaggi assegnano a ciascuna forza politica. E le esigenze dei cittadini delle singole regioni, le necessità di ciascun territorio in quale considerazione sono tenute dai partiti? E qui è evidente il primo vulnus che viene fatto al sistema democratico. Infatti le candidature dovrebbero nascere dal basso in coerenza con i programmi offerti agli elettori e non da una contrattazione, che sa tanto di mercato, tra le segreterie nazionali delle forze politiche. Da questo vizio non è certo esente il campo del centrosinistra. Il PD a guida Schlein sembra voler ingraziarsi in tutti i modi un alleato riottoso come i 5Stelle a cui cede volentieri la candidatura a presidente della Sardegna dove però il PD ribolle al proprio interno tanto che si ipotizza in alternativa la candidatura autorevole di Renato Soru già apprezzato presidente della regione per conto del PD. Ma anche in altre realtà ci sono problemi soprattutto nei comuni. Schlein infatti sembra offrire sull’altare del campo largo lo scalpo della rinuncia alle primarie in disaccordo anche con una parte del partito. Nessuno naturalmente vuole nascondere le difficoltà insite nel dover raggiungere un’intesa di coalizione in conseguenza dei sistemi elettorali maggioritari adottati per le elezioni regionali e comunali, tanto che si evidenzia con tutta chiarezza la contraddizione insita tra i sistemi elettorali maggioritari e il profilo sostanzialmente proporzionale in cui si muovono le forze politiche italiane,. Questo soprattutto nell’imminenza delle elezioni europei che hanno una legge elettorale proporzionale. Ma è soprattutto con le candidature per le europee che affiora, con tutta evidenza, una degenerazione del sistema democratico. Infatti se le elezioni servono per eleggere il parlamento europeo allora è sull’Europa ed il suo futuro, che deve concentrarsi il confronto politico. Ed invece si sta guardando a queste elezioni come una peculiare occasione per le forze in campo per acquisire il maggior consenso possibile da spendere poi non in Europa bensì tutto all’interno del gioco politico italiano. Insomma le elezioni europei sono l’ennesimo sondaggio per misurare il gradimento dei vari leader distraendo l’elettorato dai problemi che invece sta vivendo ora l’Europa in evidente difficoltà anche per il diverso orizzonte geopolitico scaturito dalle guerre ora in atto. E’ per questo che molti leader, a cominciare dalla Meloni, sono tentati di scendere in campo non già per conquistare un seggio a Strasburgo ma solo per misurare il grado di popolarità di cui godono. Il voto quindi, che dovrebbe rappresentare la massima espressione democratica di un popolo, non è più che un click nella rete dei social e gli elettori non sono altro che dei follower nell’oceano mediatico in cui siamo immersi. Da qui la domanda non certo fuori luogo: ma è questa la democrazia che i nostri costituenti avevano disegnato scrivendo la carta fondamentale su cui dal dopoguerra in poi si regge il nostro sistema politico ?