LA PANDEMIA E LE MUTAZIONI DEI PARTITI

di Pierluigi Castellani

La costituzione del governo Draghi e più ancora l’incombere della pandemia stanno trasformando i partiti rispetto alla loro tradizionale , e spesso conclamata, identità. Anzi si può senz’altro dire che ora le forze politiche italiane siano tutte in cerca di caratterizzarsi con un nuovo profilo. Questo è vero soprattutto per il movimento 5Stelle oramai lontano anni luce dalle piazze del Vaffa o anche dalla prima esperienza di governo quando, non si sa se ingenuamente o perché ancora in preda al demone populista, si sono affacciati al balcone di Palazzo Chigi per annunciare di “avere  abolito la povertà”. Oggi non si può più parlare di movimento ma di vero e proprio partito con le sue liturgie, i suoi caminetti, il continuo scontro tra i vari leader e  con il tentativo di ritrovare unità invocando Giuseppe Conte come salvifico leader per riuscire a mettere insieme  tutte le anime della creatura di Grillo, già dilaniata da espulsioni e mini scissioni. Che pensare di un dissacratore come Di Maio, giunto in parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno , e dell’attuale ministro degli esteri che dichiara che il movimento deve rappresentare una forza moderata e liberale nel panorama della politica italiana? E la Lega passata repentinamente dal sovranismo all’europeismo cercando di nascondere sotto il tappeto, come la polvere, le pulsioni antieuro rimaste comunque nascoste nel repertorio di qualche suo rappresentante? Anche se per la verità il tono apparentemente pacato di Matteo Salvini non riesce a celare del tutto il suo inguaribile vezzo di essere sempre e comunque forza di governo e di opposizione facendo spesso il controcanto ad alcune scelte dell’esecutivo, come le misure restrittive per contenere la pandemia. Queste mutazioni hanno spesso riscontri significativi nello scenario internazionale. Infatti il tentativo dei 5Stelle di avvicinamento al gruppo parlamentare socialista in Europa e quello della Lega, ispirato da Giorgetti, di allontanamento progressivo dalle posizioni di Marine Le Pen per allinearsi alle posizioni del PPE lo stanno lì a dimostrare. Ma queste mutazioni non lasciano certamente indenne una forza politica come il Pd investito oramai in pieno dalla ricerca di una nuova identità che molto probabilmente porterà alla celebrazione di un nuovo congresso nazionale. Il PD recentemente è parso più subire gli avvenimenti anziché cercare di guidarli. L’alleanza forzata con i 5Stelle prima, la formazione di un governo istituzionale guidato da Draghi dopo hanno registrato il fallimento dello zingarettiano   ” Conte ter o il voto”, mentre le ipotesi avanzate da Goffredo Bettini , assecondate – almeno così sembra – dalla segreteria,  di appaltare la rappresentanza dell’area liberaldemocratica e di centro a forze esterne al PD, stanno sostanzialmente snaturando il profilo di centrosinistra – senza trattino –  evocato da Prodi con l’Ulivo e da Veltroni, con il programma del Lingotto, di una forza a vocazione maggioritaria e quindi interclassista. Questo sta suscitando una forte tensione all’interno dei democratici tanto da non far più tacere chi reclama la celebrazione di un congresso e quindi sostanzialmente evocando una nuova leadership. Speriamo comunque che questi sommovimenti, che stanno ora caratterizzando il confronto politico, non distolgano chi ha dato la fiducia al governo Draghi dal dovere di assicurare stabilità ad un esecutivo fortemente impegnato sul fronte della lotta alla pandemia e nella ricerca di fare uscire il paese dalla grave crisi socioeconimica che lo ha investito . I cittadini italiani, gravati da una anno e più di restrizioni e sacrifici, meritano  ben altro dalla politica.