LA SCONTATA NARRAZIONE DEL GOVERNO MELONI

di  Pierluigi Castellani

Ogni governo, una volta insediatosi, si trova di fronte alla realtà di problemi , che durante la campagna elettorale aveva cercato di nascondere ai propri elettori con promesse elettorali miracolistiche  impossibili da realizzare. Così finisce per indugiare e rimandare ai governi che lo hanno preceduto addossando loro la colpa di non averli prima risolti. A questa narrazione non sfugge certo il governo della destra presieduto da Giorgia Meloni , che dopo circa sei mesi dal suo insediamento si trova  a dover governare le complessità, che prima in campagna elettorale non aveva preso affatto in considerazione. E’ facile infatti in campagna promettere che si sarebbe frenata l’immigrazione con il famoso blocco navale, che si sarebbero abbassate le tasse a tutti, che la “pacchia” in Europa sarebbe finita. Ed invece gli sbarchi dei migranti sono aumentati, si preannuncia una  flat tax solo per una limitata piattaforma di contribuenti ,mentre ci si avvale proprio dell’aiuto dell’Europa per non sfasciare i conti del nostro difficile bilancio. Ed inoltre si ricorre all’agenda Draghi per sostenere le famiglie e le aziende nella difficoltà dovuta  al caro bollette. E soprattutto ci si aggrappa al PNNR, che,  si ricordi bene, non fu votato dal partito della Meloni allora all’opposizione. In più si assiste alla rimozione, da parte degli alleati della Meloni, della loro responsabilità nelle scelte fatte quando erano nel governo Conte 1 e nel governo Draghi. Quando criticano, come ora sta avvenendo, le proposte contenute nel PNNR perché irrealizzabili forse dimenticano, che quel piano fu predisposto dal governo Conte 1 con la presenza determinante della Lega e poi aggiornato e corretto dal governo Draghi con la presenza nel governo di ministri della Lega e di FI. Ora che l’UE vuole vederci chiaro sull’attuazione delle riforme promesse e sulla realizzabilità delle opere contenute nel piano tutte le forze politiche dell’attuale maggioranza di governo addossano le colpe ai precedenti governi se l’UE sta ritardando l’erogazione della terza tranche dei finanziamenti per 19 miliardi di euro. Si dirà che il nostro paese non è il solo sotto l’ accorta lente della Commissione Europea per i ritardi nell’attuazione dei relativi piani, ma l’Italia non può certo dimenticare di essere il paese europeo cui è destinata la più consistente fetta di finanziamenti e non può certo permettersi, con le difficoltà di bilancio che ha, di non approfittare di queste risorse per dare una svolta all’economia del paese ed al suo ammodernamento. Ma la riflessione dovrebbero farla soprattutto gli elettori la cui mobilità è oramai acclarata, perché anziché cedere  alle lusinghe del populismo e di fantasiose promesse elettorali  dovrebbero dare un voto più meditato e consapevole. Del resto questo è il vero problema di oggi, e non solo nel nostro paese:  difendere la democrazia non solo dalle suggestioni dell’autoritarismo, ma anche dalla degenerazione della demagogia populista in sui siamo immersi.