Perugia, il lavoro degli specializzandi con orari insostenibili: indaga la Procura e l’Ispettorato del lavoro

La documentazione, con tanto di audio, è già nelle mani dei magistrati della Procura della Repubblica. Di pari passo va avanti anche l’inchiesta interna dell’Università e Azienda ospedaliera di Perugia. Oggi dovrebbero essere ascoltati i giovani specializzandi che hanno denunciato il comportamento della direttrice della scuola di Neurologia Lucilla Parnetti. Una vicenda imbarazzante con oltre 20 ore di registrazioni audio che evidenziano un clima di paura e vessazioni. Un clima di terrore che, secondo i giovani medici, andrebbe avanti da tempo: ” umiliazioni quotidiane, insulti, minacce e vessazioni di ogni tipo, che avvengono in modo pubblico anche davanti a pazienti e ai loro familiari”, scrivono gli specializzandi. Su questo e altro sarà la Procura della Repubblica e i vertici dell’Università a fare piena luce e a verificare eventuali responsabilità penali e disciplinari. C’è però una questione altrettanto, e forse più, importante e preoccupante che emerge dalla vicenda di questi giorni. Anzi, tre in particolare: il ruolo degli specializzandi, i compiti e l’orario. Particolari che sono stati già denunciati dalla loro Associazione sei mesi fa, dopo un questionario sulle 165 scuole di Specializzazione di tutta Italia. Risultati che riguardavano anche l’Umbria e che confermavano il disagio che vivono i giovani medici.  Secondo loro, il più delle volte, svolgono funzioni da “tappabuchi” nei reparti ospedalieri. L’associazione liberi specializzandi, in seguito ai risultati emersi dall’indagine, aveva annunciato l’invio di una Pec anche all’Università di Perugia “per richiedere l’accesso agli atti dei cartellini ed appurare che non ci siano irregolarità”. Poi aggiunse: “Se qualche Università si opporrà e se dai cartellini appureremo che in una delle suddette scuole si sfiorano le 48 ore settimanali, denunceremo i direttori di Scuola alla procura della Repubblica e all’Ispettorato del lavoro”. E’ bene precisare che il contratto prevede infatti un minimo di 38 ore settimanali, di cui sei di lezione, fino a un massimo di 48 ore. Dal questionario di allora emerse che gli specializzandi di almeno tre reparti dell’Ospedale di Perugia non riuscivano a rispettare l’orario previsto facendo molte più ore. La vicenda di questi giorni porta di nuovo alla luce gli orari eccessivi di lavoro dei giovani medici. Stando a quanto denunciano gli specializzandi ci sarebbero “timbrature di servizio in cui, in un solo mese, sono state effettuate più di 330 ore”. Una media, quindi, di quasi 12 ore di lavoro al giorno. Se così fosse la situazione sarebbe ancora più drammatica e preoccupante di sei mesi fa con una aggravante: dopo quasi sei mesi da quella denuncia cosa è successo ? I controlli sono stati fatti oppure no ? E chi deve controllare? Infine: ancora oggi gli specializzandi sono davvero i “tappabuchi” nei vari reparti degli ospedali ? Su questi interrogativi, così come sui compiti dei giovani medici, è arrivato il momento di fare chiarezza una volta per tutte.