Regione, il consiglio regionale respinge le dimissioni della Marini: “Non sono sotto ricatto”

PERUGIA – Dimissioni respinte. Giornata fondamentale per la Regione Umbria. Il Consiglio regionale è chiamato a decidere sul futuro della legislatura, dopo le dimissioni della presidente Catiuscia Marini. La Governatrice è in aula e prima della seduta, iniziata pochi minuti prima delle 11, ha incontrato la maggioranza. L’obiettivo è non affrontare l’aula in ordine sparso.

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Dopo l’apertura, è intervenuto Rometti: “La legislatura non può arrivare a scadenza, ma non può essere quest’aula a dare un giudizio” e definisce “frettolose” le dimissioni della Marini, annunciano che non si ricandiderà. “Mi ha sorpreso anche l’atteggiamento del Partito democratico, ha utilizzato due pesi e due misure a livello nazionale. In quel partito è venuta meno la solidarietà umana, hanno prevalso logiche che dovevano essere messe in secondo piano”.

Leonelli prende la parola e legge una nota scritta. “Si è pensato che questi giorni potessero essere utili ad un chiarimento. In questi giorni l’opposizione, guidata da leader nazionali affetti da presbiopia, ha mostrato la famelicità in una retorica che racconta l’Umbria come landa desolata. Non ci piegheremo a questa retorica. Non la meritiamo questa rappresentazione. La sanità non è stata mai un buco nero. In questi quattro anni fatte cose significative e doveroso rivendicarle. Fuorviante la lettura di un voto contrario alle dimissioni equiparato ad una sfiducia di questi quattro anni. Il garantismo poi non è un’opzione a intermittenza. E’ un elemento irrinunciabile della propria identità”. Poi le domande: “C’è qualcuno che può affermare che il consenso non sia stato costruito in maniera clientelare?. Prima di tutto viene l’autorevolezza delle Istituzioni”. “Serve riconnettersi con i cittadini e i nostri elettori. Chi non utilizza il merito come parametro è fuori dal Pd. Il mio voto sul respingimento delle dimissioni non ci sarà”.

Squarta: Accettare le dimissioni della presidente.

Ricci e poi Solinas: “Sostegno alla Marini, serviva un sostegno unanime.Lei forse ha ceduto alle fortissime pressioni”. “La Marini ha scelto le dimissioni tirando in ballo al consigli regionale. Il giudizio è stato espresso da Zingaretti e Calenda. La questione è più complessa. La presidente è stata indotta a dimettersi dal suo partito, nonostante la maggioranza gli avesse assicurato sostegno. Perché il commissario Verini ha scelto di insistere sulle dimissioni. Solo giochi di potere per una legislatura che poteva e doveva essere completata”.

Tocca a Mancini: “Serve cambiare, al di là delle dimissioni della presidente Marini. La minoranza in questi anni la minoranza ha presentato centinaia di atti”. Cita le dichiarazioni della Marini sulle dimissioni di Barberini e una mozione dell’opposizione che chiedeva rotazione dei dirigenti della sanità. “I cittadini sono stufi, vogliono farsi ascoltare. Chi li divide per tessere non può fare una bella fine”.”Se finisce la legislatura, non succede nulla”.

Quindi Liberati (M5S): “Incrostazioni abbattute dalla magistratura”. “Atteggiamento paramafioso che è diventato un sistema criminale abituale. Emergono circostanze di una gravità eccezionale, di cui molti di noi erano consapevoli. Questa cappa ha fatto sì che l’Umbria divenisse una gabbia pietrificata”.

Poi De Vincenzi e Casciari: “La sanità regionale non è fatta solo di apicali: ci lavorano migliaia di persone che lavorano per un sistema pubblica. Qualità non messa in discussione. Anche nel centrosinistra militano persone oneste. I partiti non possono abdicare al loro ruolo e nel riconoscere la buona gestione della giunta, rivendico il mio lavoro. Non accetto lezioni di moralità da altre forze politiche”. “Serve una comunità coesa. Non serve voltare pagina, se il libro è lo stesso”. “No alla strumentalizzazione”.

Fiorini: “Bisogna farla finita con la politica nella sanità”.

Paparelli: “Voterò per respingere le dimissioni della presidente, come segno di rispetto per la persona e per l’amministratrice. Consapevole che saprà anteporre le esigenze istituzionali a quelle personali”.

Morroni: “Il garantismo è un imperativo. Inchiesta in corso al di là della valenza penale. C’è stato esercizio spregiudicato del potere”.

Brega: “In Italia nel 95 – 96 nasce il vero centrosinistra italiano. Ci aspetta di fare un’analisi politica vera di sinistra e centrosinistra. Vedo tanti cappuccetti rossi nel Pd. Nessuno è immune da responsabilità politiche. Se in questi anni nessuna valida alternativa, rischiamo di fare un dibattito sul niente. Non possiamo arrivare a fine legislatura, ma dobbiamo analizzare il tutto, anche i nostri obiettivi raggiunti. Una cosa dobbiamo consegnare alla Marini e a chi verrà dopo di noi: consegnare un’armonia diversa. Non è il momento di dire: io mi sfido. Mi sfido da cosa? Da qualcosa che tutti abbiamo costruito”.

Chiacchieroni: “Tutti dobbiamo interrogarci, anche l’opposizione che ha decapitato il proprio candidato presidente.”

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Il consiglio regionale ha respinto le dimissioni della presidente Marini. 11 i voti a favore della mozione di fiducia. Poi ha preso la parola la Marini: “Ho voluto seguire lo statuto, all’articolo 64. Voglio ringraziare i consiglieri regionali che hanno perso la parola. Ho apprezzato il punto di vista che distingue la vicenda giudiziaria dall’impatto sulle decisioni istituzionali.
Ho assunto un atto rilevante: un presidente è una persona che non può essere sottoposta a condizionamenti estranei all’Istituzione. Quel passo l’ho fatto sapendo a cosa andavamo incontro. L’opposizione ha mantenuto responsabilità, livello solo parzialmente seguito da chi doveva avviare il percorso di conduzione della regione. Una istituzione non può essere piegata alle vicende politiche: in queste settimane chi doveva avere il massimo delle responsabilità ha pensato che questa non fosse il momento di tenere responsabilità”.

“Voglio rispettare anche chi oggi non è in Aula: chi manca deve sapere che ci sono i numeri per Governare. Ho attivato l’articolo 64 perché era evidente che si attivavano situazioni politiche. Si parla anche di presunzione di innocenza”.

“Non c’è nessun interesse personale a rimanere. Il vertice della Regione è un esponente politico e la valutazione non può essere né personale né istituzionale. Ho parlato di autonomia e dell’importanza dell’autonomia dell’Istituzione regionale. Il presidente della Regione deve assumere questa decisione in totale autonomia”.

“L’Umbria è terra birichina, dal giorno dell’arrivo di Salvini si sono aperte altre complesse vicende, che aprono una riflessione politica. Ho riflettuto molto sull’accanimento contro una donna”.

“Mi sento in dovere di dire che la decisione della legislatura che si interrompe, mi impone di dire una cosa: il presidente della Regione non può essere sottoposto a nessun tipo di ricatto. Non accetto il tentativo di pensare che si possa dire che risolvendo il tema del presidente della regione si risolve il tema politico che la vicenda giudiziaria ha posto”.

“Sono presidente perché c’è stata una comunità che mi ha permesso di candidarmi. Il responsabile della Regione non è responsabile della comunità politica. Non c’è qualcuno che può essere a capo di una presunta moralizzazione. Le responsabilità vengono dati dalla giustizia”.

“Decisione che non può essere condizionata o accerchiata. Deve avere la capacità di leggere quello che viene dalla società. Il presidente di Regione deve avere autonomia e indipendenza. La responsabilità è anche su come si chiude la legislatura. Con onestà, buona fede ed effetto della legge. Errori politici e anche umani, ma ho rispettato la legge”.