Resilienza intergenerazionale: dal terzo settore un aiuto concreto per combattere gli effetti della pandemia

Dall’incontro tra diverse generazioni può svilupparsi una capacità di resilienza utile ad affrontare e rispondere ad eventi stressanti e traumatici, come la pandemia. Lo dimostra il successo del progetto “Resilienza intergenerazionale: nuove opportunità per crescere insieme nella fase post Covid 19”, promosso da Auser, Ancescao, Anteas dell’Umbria insieme a Regione e ministero delle Politiche sociali, progetto che dopo 14 mesi di attività in tutti gli ambiti sociali dell’Umbria è arrivato a conclusione raggiungendo risultati “molto importanti e gratificanti”, come hanno spiegato stamattina nel corso del seminario di chiusura i promotori delle varie attività svolte (tutte rigorosamente gratuite). I numeri stanno lì a testimoniarlo: 188 bambini dai 3 ai 6 anni, accolti nei centri estivi dove nonne e nonni volontari hanno affiancato operatrici professionali; 360 anziani (over 65) coinvolti in 32 corsi di digitalizzazione, per migliorare la capacità di accesso ai servizi sanitari e sociali; 180 adulti e ragazzi inseriti in percorsi di supporto psicosociale per persone fragili (tra cui 16 donne e ragazzi ucraini in fuga dalla guerra); 276 bambini dai 6 ai 13 anni inseriti nei corsi per recupero scolastico (anche qui con il supporto di anziani, ex insegnanti, in pensione). Ma al di là dell’impatto numerico, a soddisfare le associazioni promotrici è soprattutto il feedback estremamente positivo che arriva dai partecipanti: famiglie che raccontano dei progressi scolastici dei figli, anziani che riescono a padroneggiare meglio il mezzo tecnologico, persone che grazie al supporto psicologico sono riuscite a scalfire l’isolamento e il disagio.
Maurizio Fossatelli, presidente di Anteas Umbria, Lorenzo Gianfelice, di Ancescao e Manlio Mariotti, presidente di Auser Umbria, capofila del progetto, hanno sottolineato l’importanza di dare continuità a questo tipo di interventi, attraverso la leva dell’intergenerazionalità: “Crediamo che questo progetto, grazie ad un importante finanziamento deciso dalla Regione con risorse del ministero delle Politiche sociali (circa 500mila euro), sia riuscito ad incidere in maniera significativa sulla vita delle persone, in particolare delle fasce più fragili della popolazione e più colpite dal Covid, bambini e anziani. Ora però serve continuità, perché purtroppo gli effetti della pandemia non sono finiti e perché solo strutturando certi tipi di intervento si può incidere in maniera permanente sulle disuguaglianze e sul disagio sociale. Da parte nostra – hanno concluso i promotori – c’è l’entusiasmo che deriva da questi 14 mesi di attività e la volontà a proseguire il percorso iniziato”.