Carceri: in Umbria diminuiscono i detenuti. Il garante riferisce in commissione

“La popolazione carceraria in Umbria è diminuita di 220 unità, transitando da 1563 a 1343 detenuti, a fronte di una capienza di 1324 posti. Dei 1343 detenuti presenti nei quattro istituti umbri, 1033 sono definitivi, 310 in custodia cautelare. Gli stranieri sono 386, circa il 30 per cento del totale, le donne 41. Solamente 6 i semiliberi. Il 57 per cento dei detenuti definitivi sta scontando una pena inferiore ai 5 anni, vale a dire che, in considerazione delle ulteriori detrazioni concedibili attraverso la liberazione anticipata, queste persone sono in grado di vantare un’aspettativa qualificata alla concessione dell’affidamento in prova ai servizi sociali”.
Sono questi i numeri sulla situazione carceraria umbra forniti dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, Carlo Fiorio, che ha presentato la propria relazione all’Assemblea legislativa dell’Umbria nel corso della riunione della Terza commissione.
I principali problemi evidenziati, oltre a quelli rappresentati dai detenuti sulle dimensioni ridotte delle stanze e sulla bassa temperatura, sono costituiti dal probabile accorpamento del provveditorato umbro sull’amministrazione penitenziaria a quello della Toscana.
“Sarebbe importante – ha detto Fiorio – mantenere l’esperienza del ‘Polo universitario penitenziario’, comprendente l’ufficio del garante, l’Università degli studi di Perugia, l’Adisu e il Prap, che hanno firmato un protocollo con l’obiettivo di favorire il diritto allo studio”. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, medici e infermieri offrono una copertura di 24 ore al giorno, ma dal dicembre 2014 è entrato in vigore un piano di ristrutturazione della medicina penitenziaria che prevede la costituzione di graduatorie aziendali all’interno delle quali saranno selezionati e assunti con contratti annuali nuovi medici, alcuni dei quali potrebbero essere alla loro prima esperienza lavorativa, circostanza che potrebbe arrecare disagi dal momento che i detenuti, oltre ai sintomi ordinari legati alle malattie di cui soffrono, hanno una serie di sintomatologie collaterali legate alla condizione detentiva che potrebbero non essere correttamente trattate da medici inesperti, che potrebbero anche essere più esposti a valutazioni non corrette sullo stato patologico a volte millantato dai detenuti allo scopo di ottenere ricoveri ospedalieri esterni”.

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