Sisma, il bilancio della Sovrintendenza e le richieste del Comitato per la difesa dei beni culturali

NORCIA – Ad un anno dal sisma del 2016 la Soprintendenza ai beni culturali ha tracciato  all’ANSA un bilancio del lavoro svolto in Umbria tramite i dati forniti da Marìca Mercalli. Sono stati messi in sicurezza 35 edifici storici per una spesa già finanziata di oltre 4 milioni di euro. I beni mobili prelevati dalle chiese che hanno subito crolli sono stati 5.300.  Sul recupero di 120 dei beni mobili prelevati dalle chiese hanno lavorato i restauratori  dell’Istituto di conservazione, restauro e ricerca di Firenze. “A breve – ha detto la Mercalli – comincerà la ricostruzione degli edifici già messi in sicurezza. Si stanno mettendo a punto i progetti con l’ing. Paolo Iannelli, direttore della nuova struttura del MiBact. Sarà una fase più lenta, perché se un intervento di restauro è fatto bene, con criteri antisismici, darà garanzia di conservazione anche in futuro”.

Sempre sul versante dei beni culturali, nei giorni scorsi, si è fatta sentire anche  la voce del Comitato per la difesa ed il recupero dei beni culturali del territorio di Norcia che ha espresso preoccupazione di fronte alle ordinanze n. 23 e 32 emanate dal commissario Errani relative alla ricostruzione delle chiese nursine dal momento che su 42 luoghi di culto da restaurare in Umbria solo due (a Cortigno ed Agriano) ricadono nel territorio di Norcia.

Il comitato, in questo anno post-sisma, “pur riconoscendo il notevole impegno delle autorità competenti nel salvaguardare i beni culturali registra i notevoli ritardi per la messa in sicurezza di molti di questi beni, interventi che si auspica vengano conclusi prima dell’arrivo della stagione autunnale ed invernale. L’entità del danno ai beni culturali richiede uno sforzo eccezionale per salvarli, che necessita dell’impiego di tutte le forze disponibili”.

Per il comitato, quindi, non si comprende il ridimensionamento del presidio dei vigili del fuoco e l’allontanamento dal territorio nursino dei mezzi di cui disponeva il genio dell’esercito. Il comitato, inoltre, ricorda che sono ancora da mettere in sicurezza chiese di grande interesse religioso ed artistico come l’abbazia di Sant’Eutizio, il santuario della Madonna Addolorata, le chiese parrocchiali di San Pellegrino, Castelluccio, Nottoria ed Ancarano  mentre quelle già inserite nel programma di interventi di messa in sicurezza presentano forti ritardi nell’ultimazione dei lavori, come nel caso della chiesa di Sant’Agostino. Anche dove si sono effettuati interventi – ricorda il comitato – le intemperie hanno spostato i teli di protezione e nessuno li ha risistemati.

“Questa situazione – evidenzia il consiglio direttivo del comitato – sta creando danni al patrimonio artistico che si è salvato dal terremoto, agli affreschi, alle decorazioni ma anche alle opere d’arte che sono ancora sotto le macerie. Il nostro pensiero va alla cattedrale di Santa Maria Argentea, alla chiesa di Santa Maria di Piazza a Campi o alla chiesa di San Giovanni a Valcaldara e alle torri di avvistamento degli antichi castelli presenti sul territorio”. Inoltre il comitato si chiede come mai non partano i lavori di ristrutturazione del palazzo della Castellina, sede del museo civico, “visto che c’è già un progetto di ristrutturazione e vi sono anche i fondi per eseguire i lavori”.

La salvaguardia dei beni culturali non è una facoltà ma è tutela della memoria storica, delle radici e delle tradizioni dei luoghi colpiti dal sisma. Se molte opere d’arte sono in salvo questo è dovuto in modo particolare all’opera preziosa svolta sul territorio dai vigili del fuoco, dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio e dall’esercito italiano che spesso sono andati oltre il proprio dovere pur di recuperare le opere d’arte o gli oggetti della devozione popolare.

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