La ‘Ndrangheta ha messo le mani sui contributi per l’emergenza Covid. Perquisizioni anche in Umbria , operazione della Guardia di Finanza.
La ‘ndrangheta ha messo le mani sui contributi pubblici a fondo perduto in favore delle aziende per fronteggiare la crisi legata all’emergenza sanitaria. E’ quanto ha ricostruito la Direzione distrettuale di Milano, guidata dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci, in una inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, nella quale sono state arrestate otto persone e risultano indagati in 27. Le accuse a vario titolo sono di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta. Sono stati sequestrati beni, tra cui aziende, per 7,5 milioni di euro. Secondo la Dda di Milano tre delle società intestate a prestanome hanno ottenuto 60 mila euro di contributi a fondo perduto. A gestire la società era Francesco Maida, accusato di essere collegato alla cosca crotonese della ‘ Ndrangheta capeggiata da Lino Greco. Secondo la Procura di Milano le tre società avrebbero attestato un volume di affari non veritiero e fondato su fatture false. L’ inchiesta si sarebbe estesa anche in Umbria, Toscana, Lazio, Calabria, Sicilia e Veneto, oltre naturalmente in Lombardia. Proprio in Umbria ci sarebbero state questa mattina delle perquisizioni, forse anche alcuni dei 27 indagati. A fare le perquisizioni in Umbria è stata la Guardia di Finanza su delega della Procura di Milano, insieme a colleghi milanesi. Nelle prossime ore si conosceranno meglio quanto è avvenuto in Umbria e la reale consistenza della nostra regione all’interno della indagine della Dda.