IL “TUTTI FRATELLI” DI FRANCESCO

di Pierluigi Castellani

La nuova enciclica “Tutti fratelli” di Papa Francesco si rivolge al mondo intero in un momento in cui il nostro pianeta è alle prese con la pandemia del coronavirus ed è squassato da guerre e lacerazioni che contraddicono l’invocazione ad una fratellanza universale che il Pontefice rivolge a tutta l’umanità firmando simbolicamente l’enciclica ad Assisi sulla tomba di S. Francesco. L’enciclica sembra di una inattualità disarmante in questo momento di divisioni e contrapposizioni, ma è la medesima inattualità del messaggio evangelico E’ qui che risiede la forza dirompente del “Tutti fratelli”, sta nel vangelo sine glossa del santo assisiate, apparso anche lui nel medioevo disorientato di allora di una inattualità senza pari. Ma su che cosa si fonda la nuova enciclica sociale di Papa Francesco  giunta dopo  cinque anni dalla “Laudato sì”?Lo sfondo è sempre il medesimo, il creato come pegno e dono che l’umanità deve preservare e rispettare. E’ il mondo interconnesso che reclama ,secondo il Papa, la necessità di una diversa interconnessione, quella del riconoscersi tutti fratelli legati ad un medesimo destino . Nessuno si salva da solo, è giunta l’ora di “sognare come un’unica umanità”. In questa nuova dimensione di umanità il Papa invoca un’economia rispettosa dei diritti umani. “La fragilità dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia ha evidenziato che non tutto si risolve con la libertà di mercato. Benché a volte  vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale”. Con questa critica al totem del mercato, frequente nella predicazione apostolica di Francesco, ci sarà da attendere i soliti critici , che vorranno sminuire il valore universale di chi parla comunque dall’alto della cattedra di San Pietro, per relegarlo nel solito cliché di  Papa legato al mondo sudamericano da cui proviene. In questa visione di fratellanza universale Francesco non sfugge a nessun problema che oggi inquieta il mondo. Così è il richiamo doveroso all’accoglienza dei migranti ed alla pace. Il suo no alla guerra è deciso e senza distinguo. Non si parla di guerra giusta nell’enciclica. ” Mai più la guerra” scandisce il Papa. Con il denaro  speso per gli armamenti “costituiamo un Fondo mondiale per eliminare la fame”. Non poteva mancare in questa visione universalistica la condanna dell’individualismo  e del populismo che sfrutta demagogicamente il popolo e la distinzione tra il “popolare” e il”populista”.Una politica volta alla riscoperta dei bisogni delle persone è “la politica migliore” per Francesco. Non poteva mancare anche un richiamo al dialogo tra le religioni ed all’ecumenismo. E’ infatti sorprendente che in un’enciclica papale si citino esempi come quello di Gandhi, di Martin Luther King e del vescovo anglicano Desmond Tutu campione della lotta all’apartheid. Vite tutte, non cattoliche, improntate alla ricerca della pace attraverso il rifiuto di ogni violenza. C’è questo e molto altro nell’enciclica “Tutti Fratelli”. Parla francescanamente a tutto il mondo. Resta da sperare che le parole del Papa non cadano, come nella parabola evangelica, sui sassi o tra i rovi ma sulla buona terra, che fertilizzi e doni frutti a tutti.