Ad una settimana dal sisma, la parola ai terremotati

NORCIA – Una settimana dopo il sisma nella frazione di San Pellegrino, a quattro chilometri d’aria da Arquata del Tronto, si è concentrata l’attenzione dei mass-media con l’arrivo del premier Matteo Renzi che a lungo si è fermato a parlare con gli abitanti del paese evacuato.

Qui, in questo minuscolo borgo, si vedono a colpo d’occhio le ferite provocate dal sisma alle case e si può ben fare il paragone tra quelle restaurate dopo il sisma del 1979 e quelle che non furono restaurate. Quest’ultime sono crollate su se stesse e costituiscono un pericolo anche per quelle che potrebbero essere agibili. Se non ci sono state vittime a Norcia e in generale in Valnerina questo è dovuto proprio alla buona ricostruzione effettuata in passato e di questo la gente è pienamente consapevole e lo ha ribadito anche oggi pomeriggio al Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi che ha visitato la tendopoli di San Pellegrino prima di andare ai funerali delle vittime di Amatrice.

Comunque sia la gente di San Pellegrino, ma più in generale dell’alta Valnerina è preoccupata perché anche le case restaurate, pur non essendo cadute su se stesse, in moltissimi casi sono lesionate gravemente. C’è anche da dire che le continue scosse non giovano alla stabilità degli edifici tant’è che anche nel centro storico di Norcia – oltre nelle frazioni di San Pellegrino e di Castelluccio – sono state delimitate delle zone rosse all’interno delle quali non è possibile entrare se non accompagnati dai Vigili del Fuoco e dotati di casco da cantiere.

La gente teme di essere lasciata sola e prova una vasta gamma di emozioni quali tristezza, rabbia, paura, confusione e ansia. Chi ha perso la casa, dopo 37 anni, ha perso di nuovo tutto, compresi i ricordi di una vita che, forse, in alcuni casi, si erano salvati dall’altro sisma, quello che colpì la Valnerina il 19 settembre del 1979.

Quelli più anziani o quelli che erano bambini 37 anni fa ricordano bene cosa è successe allora, e oggi, con il nuovo sisma, lo stanno rivivendo tutto come in un flashback. Per i bambini e più giovani, invece, questa situazione che sembra irreale è una novità. Essi si lasciano trasportare dall’esperienza dei più grandi ma anche loro sono alla ricerca di rassicurazioni nella vita di tutti i giorni che, faticosamente, si cerca di riprendere.

Quello che vuole la gente è un rapido ritorno alla normalità, a cominciare da una viabilità scorrevole e rapida: per raggiungere l’alta Valnerina è oggi problematico a causa dell’interruzione di quasi tutte le principali vie di accesso dovute alla caduta dei massi e alle lesioni presenti su ponti e gallerie.

Le arterie portano il sangue e danno la vita nell’uomo e così la gente teme che con l’interruzione delle arterie stradali si fermi la vita economica di questo territorio basata principalmente sul turismo agroalimentare e ambientale. La gente teme la perdita del lavoro per il fermo turistico e teme le lungaggini burocratiche per poter ricostruire le proprie abitazioni.

Quello che chiede è di far presto e bene e soprattutto di non essere lasciata sola quando si spegneranno le luci della grande macchina mediatica.

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