Lavoratori umbri di Poste in piazza contro ipotesi privatizzazione

Manifestazione a Perugia dei lavoratori di Poste Italiane contro ipotesi privatizzazione, promossa dai sindacati. Si sono ritrovati in piazza Italia per esprimere contrarietà anche “alla divisione fra mercato privati e recapiti, per continuare ad assicurare un presidio sociale  in molte frazioni, per evitare una situazione di precariato”. In Umbria gli uffici postali, esclusi i 16 centri che si occupano di recapito e logistica, sono 258, 191 in provincia di Perugia e 67 in provincia di Terni. I lavoratori di Poste Italiane sono circa 1.600, “ma erano circa 2.400 solo dieci anni fa”. I sindacati nel corso della manifestazione umbra, hanno ricordato come questo processo di possibile privatizzazione “si andrebbe ad aggiungere a una situazione che vede già azionisti privati in Poste Italiane al 30 per cento. “Dobbiamo ragionare anche in termini di territorio” hanno detto i segretari dei lavoratori delle Poste. “Con la privatizzazione, in Umbria, si potrebbe verificare una situazione analoga a quella delle banche e quindi portare ad una sorta di desertificazione degli istituti. I segretari delle sei sigle sindacali hanno espresso rammarico per l’assenza al presidio dei rappresentanti delle istituzioni ed, in particolare, di Anci, “perché i Comuni sono le prime vittime di questo processo di indebolimento del territorio”. Sulla mobilitazione di oggi è intervenuto anche il segretario dell’Umbria del Pd, Tommaso Bori, che ha partecipato al presidio in piazza Italia. “Stop alla svendita di una delle aziende più importanti del Paese, che assicura un presidio sociale per i territori più marginali, e che svolge anche un ruolo fondamentale anche in relazione alla tutela di dati personali”, ha commentato Bori.