Confagricoltura Umbria, sfida epocale dell’acqua come risorsa da preservare e fattore di produzione

Una “sfida epocale”, quella di produrre di più come la situazione internazionale impone, a livello nazionale ed europeo, ma in carenza del bene primario che è l’acqua. Un tema, quello dell’acqua, fondamentale per l’agricoltura anche se ce ne siamo dimenticati negli ultimi anni. Un rischio che era dietro l’angolo ma covid, guerra e rincaro delle materie prime hanno messo in un angolo un bene primario che dava però già da tempo segnali di carenza.

Emergenza siccità e carenza idrica sono stati quindi i temi di grande attualità entrati di diritto nel dibattito acceso dal convegno “Acqua: risorsa da preservare e fattore di produzione”. Mercoledì 22 giugno si è tenuta, alla Posta dei Donini di San Martino in Campo (Perugia), l’assemblea generale ordinaria di Confagricoltura Umbria e dopo la parte privata per l’approvazione del bilancio ha fatto seguito un incontro pubblico dove al centro sono state messe le richieste di Confagricoltura Umbria, necessarie per arrivare all’irrigazione di 100mila ettari.

La crisi alimentare ha evidenziato l’importanza dell’uso dell’acqua in agricoltura. Pertanto, primo obiettivo è quello di produrre cibo e fare impresa. Parola d’ordine pure in questo campo è innovazione, per un uso efficiente della risorsa irrigua e una gestione corretta dell’acqua. Creare e sviluppare filiere deve essere l’imperativo, per la produzione di reddito, cibo e fare presidio del territorio con una maggiore fruizione dell’acqua sia in pianura che in collina. Inoltre, sostenere le imprese con politiche regionali adeguate. Considerando i cambiamenti climatici, fondamentale è la realizzazione di nuovi invasi e la manutenzione degli esistenti, con l’accumulo da realizzare su grandi invasi e laghetti privati. Necessario poi un costo equo e sostenibile dell’acqua non garantita dall’attuale gestione pubblica. Infine, Confagricoltura chiede la costituzione di un tavolo tecnico regionale con la Regione Umbria capofila.

Non è voluto mancare, anche se impegnato a Roma, il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti che, in collegamento online, ha ricordato che si sta vivendo un periodo tra continue difficoltà, come pandemia, guerra e siccità, “ma gli agricoltori ci sono sempre e in grado di rispondere a queste difficoltà”. E in tema di acqua ha subito affermato: “E’ arrivato il tempo di dire le cose come stanno e non di raccontare un mondo che non esiste, come quando sento dire che gli agricoltori sprecano acqua. Assurdo, perché noi utilizziamo bene l’acqua e per produrre cibo”.

Ad aprire il convegno il presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi, il quale ha sottolineato che “per fare agricoltura di qualità è necessario avere acqua”. Oltre ai già circa 1.400 piccoli invasi censiti a livello regionale, soprattutto laghetti collinari da ripulire e sistemare, c’è bisogno anche di farne altri: “Confagricoltura sta dicendo da molto che bisogna fare impresa agricola e produrre non facendo i giardinieri e basta, perché è così che si salvaguardia l’ambiente. Quindi per produrre anche nei terreni più marginali c’è bisogno di invasare l’acqua perché i fenomeni piovosi sono sempre meno ma sempre più violenti e l’acqua non riesce a penetrare nel terreno. Bisogna andare verso la direzione di questi importanti ecosistemi per avere un’attività agricola che produca cibo e per andare verso la transizione ecologica e la sostenibilità ambientale”.

Secondo l’assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni, “bisognerà fare i conti con l’acqua in maniera strutturale anche per il cambiamento climatico che ci sta dietro”. Per Morroni “qualcosa si sta facendo e si farà a livello regionale potendo contare anche sulle misure in atto a livello di Psr delle risorse 2023-2027 con una riduzione in linea con la percentuale nazionale”.

L’assessore ha poi ricordato che è stato attivato da 4 mesi un team di lavoro per ricognizione di tutti i laghetti che esistono in Umbria con la finalità di vedere “in che modo il territorio si può dotare di infrastrutture per ottimizzare una risorsa che, anche se in maniera sempre più scarsa, continuerà ad esserci”.

Il monitoraggio fino ad oggi ha censito 1.400 invasi e laghetti, con l’obiettivo della Regione che è quello di avere una mappa precisa di invasi che devono essere attivati. Senza dimenticare le dighe come Montedoglio e Valfabbrica che, per Morroni, “ci fanno guardare con fiducia sia all’uso irriguo che a quello idropotabile”.

Al convegno era presente anche Annamaria Barrile, nuovo direttore generale di Confagricoltura, prima donna nella storia dell’associazione a ricoprire questo ruolo: “Contiamo sulla programmazione del Pnrr nel lungo periodo ma oggi servono interventi immediati e lo stato di emergenza che il governo si orienta a dichiarare speriamo acceleri quelle resistenze burocratiche che ci hanno portato alla situazione di oggi. In Umbria per fortuna – ha aggiunto – c’è stata una lungimiranza di programmazione per cui ci sono degli invasi importanti anche se però sarebbe importante completare le opere. I laghetti di collina e di montagna sono utili per aiutare l’agricoltore a produrre e sono opere infrastrutturali facili da attivare o riattivare”.

Sono poi intervenuti, sempre moderati dal giornalista Antonello Brughini, per la Regione Umbria Piernazzareno Bartolozzi e Sandro Costantini, per Confagricoltura Umbria Ernesta Maria Ranieri (membro del consiglio direttivo) e Alessandro Sdoga, e inoltre anche Paolo Barone (NaanDanJain Irrigation), Paolo Piola (Rivulis), Laura Imburgia (Unesco).

A proposito di innovazione è stato illustrato anche il progetto Midar, un modello innovativo per la distribuzione dell’acqua irrigua. Un modello organizzativo e tecnologico – è stato spiegato – in grado di governare da un lato la domanda di risorsa irrigua, monitorare l’efficienza della rete di distribuzione, i volumi erogati all’utenza e la relativa tariffazione. Dall’altro promuovere presso gli agricoltori un uso razionale dell’acqua per le colture irrigue del territorio servito dalle infrastrutture pubbliche.

Durante il convegno sull’acqua, Confagricoltura Umbria ha infine acceso i riflettori anche su altre criticità che interessano oggi il mondo agricolo. “Chiediamo – ha affermato Rossi – ordinanze precise sulla peste suina, non più solo pannicelli caldi, per prevenire e ridurre al massimo i danni che potrebbe generare. Mentre l’aumento di prezzi non ci fa cogliere pienamente le chances che invece arrivano dalle filiere”.

Rossi ha poi manifestato apprezzamento per l’azione intrapresa dall’assessorato alle politiche agricole della Regione che ha consentito di raggiungere finalmente l’accordo sul riparto delle risorse dei fondi FEASR, il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, per il periodo 2023-2027. Bene, insomma, per Rossi aver salvaguardato le risorse destinate alla regione “ma ora mondo agricolo e istituzioni devono lavorare insieme per farne un uso sempre più virtuoso con scelte precise su quali investimenti fare”.

Il presidente Giansanti ha poi aggiunto: “Le politiche agricole degli ultimi anni non hanno prodotto quello che ci si aspettava, dobbiamo costruirne di nuove. Il futuro migliore è quello che accompagna le imprese che producono, che assumono e che fatturano. Bisogna pensare ad un modello di agricoltura produttivo, sostenibile, che investe e produce reddito. Se non si segue questo si creano solo dei mostri”.

La sfida anche per Morroni è quella di “creare un corpo giusto, un assetto di imprese per affrontare i cambiamenti e usare al meglio le risorse”. “Il vero tema – ha proseguito – è come ci adatteremo ai cambiamenti, inevitabili e senza precedenti. Nessuno ha la ricetta ma si dovrà trovare avendo la capacità di mettere a fattore comune strategie senza condizionamenti del passato. Stiamo dando stimoli in questo senso e sono stati colti per affrontare sia la crisi idrica ma anche gli altri cambiamenti epocali”.

A chiudere il convegno è stato Marco Caprai, membro della giunta nazionale di Confagricoltura: “Bisogna aggregarsi perché l’innovazione costa e la tecnologia necessita di personale e formazione. Anche perché non ci sono mai state risorse pubbliche come in questo momento ma se non mettiamo al centro la produzione queste andranno sprecate. Deve cambiare anche l’Europa che oggi non riconosce all’agricoltura la sua capacità di produrre”.