LA DISFIDA DELLE EUROPEE

di Pierluigi Castellani

Oramai è chiaro, in questo mese di campagna elettorale di tutto si parlerà meno dell’idea di Europa, che ciascuna forza politica intende proporre agli elettori. Anche le recenti vicende giudiziarie, che hanno investito le regioni di Liguria, Sicilia, Puglia portano a polarizzare il confronto politico tra garantisti e giustizialisti con la variante che si è giustizialisti nei confronti degli avversari e garantisti con i propri. Del resto è da tempo, che le elezioni europee sono un pretesto per le forze politiche di misurarsi sul consenso da spendere tutto sul versante interno. E’ così per la maggioranza di centrodestra ove Giorgia Meloni vuole affermare e consolidare la propria supremazia sugli alleati in particolare sulla Lega di Salvini, che è il vero disturbatore all’interno della maggioranza. Ogni sortita di Salvini fa rumore come la recente sul suo no all’invio di nuove armi all’Ucraina, intenzione del resto contraddetta, come avvenuto per altre estemporanee sortite del leader leghista, dal voto in parlamento  sempre allineato con gli altri partner della maggioranza. E nel centrosinistra, di campo largo per ora è meglio non parlare, c’è la sfida tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein per la leadership dell’opposizione. Anche questa una disfida, che porta tutti e due i contendenti a schiacciarsi spesso sulle posizioni della Cgil come sul referendum per l’abrogazione del Jobs act , con la conseguenza che  stanno entrambi perdendo di vista il quadro più complesso e necessariamente più largo di quanti al di fuori del Pd e dei 5Stelle vogliono opporsi al governo di destra della Meloni. Gli elettori sono così distratti dalla vera contesa in Europa e che può oramai semplificarsi nello slogan: più Europa e meno Europa. E’ su questo terreno che le forze politiche dovrebbero misurarsi e soprattutto le forze di centrosinistra, che possono vantare una tradizione europeista come invece le altre forze della maggioranza, soprattutto FDI e Lega, non possono rivendicare anche per gli ambigui rapporti  tenuti con forze di altri paesi decisamente antieuropei come il partito della Le Pen, lo spagnolo Vox, la tedesca AfD e il partito ungherese di Orban. Bisognerebbe far comprendere agli elettori che la posta in gioco è molto  alta; ne va del futuro dell’Europa, ma soprattutto ne va del futuro di ogni paese europeo. In un mondo dove esistono e si stanno posizionando paesi di grande peso politico ed economico come la Cina, L’India, che insieme alla Russia di Putin stanno allargando i propri interessi nel continente africano potendo vantare un passato non coloniale, se l’Europa non si ritroverà unita i singoli paesi saranno navicelle sbattute di là e di qua a seconda delle convenienze del momento, quando poi l’incognita dell’America, che potrebbe tonnare alla guida di un personaggio come Donald Trump, potrebbe più non apparire come la sicurezza su cui il mondo occidentale può sempre contare. Ecco perché l’occasione delle prossime elezioni di giugno non può essere sprecata e non può ridursi ad un provinciale duello  tutto interno ai confini nazionali.