Tiene il commercio nei centri storici di Perugia e Terni, ma tante minacce per la vitalità delle città

“I dati dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, con un focus su Perugia e Terni, arrivano dopo due anni di pandemia e un lungo periodo di stagnazione dei consumi. Quello che immediatamente possiamo osservare – commenta il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni – è che i due capoluoghi umbri, negli ultimi due anni, hanno retto almeno apparentemente.

Dietro una sostanziale tenuta complessiva del numero delle imprese c’è in realtà un cambiamento profondo del volto stesso delle nostre città e, soprattutto, ci sono tanti fattori che costituiscono una minaccia per la loro vitalità, come la progressiva diminuzione nei centri storici dei negozi che soddisfano esigenze di consumo tradizionali: abbigliamento, calzature, libri, giocattoli.

Come Confcommercio sostiene da sempre, con il passare del tempo una città senza negozi tradizionali mancherà di servizi fondamentali per i residenti e risulterà meno attrattiva anche per i turisti.

La strana parallela crescita, seppure modesta, del settore alberghi e ristorazione in tempi di pandemia dovrà essere nel tempo approfondita. Uno dei problemi è che l’Istat fa confluire attività piuttosto eterogenee dentro lo stesso codice Ateco: dai ristoranti veri, i più penalizzati, alle friggitorie ai take away e così via. E c’è anche una crescente quota di bar che si è trasformata, spinta alle nuove regole anticovid, da esercizi senza somministrazione a esercizi con somministrazione. Sul fronte ricettivo, negli ultimi due annia crescere sono le strutture di alloggio tipo B&B o appartamenti per soggiorni brevi, mentre gli alberghi veri e propri sono fermi.Alcune strutture, inoltre, potrebbero essere attive formalmente, ma congelate di fatto nella loro operatività, visto che ristorazione e alberghi sono molto lontani dai livelli di consumi pre-covid, con percentuali comprese tra il -20% e il -35%.

“Se è ancora presto per fare un bilancio definitivo dell’impatto della pandemia sulle imprese”, sottolinea il presidente Mencaroni, “l’indagine di Confcommercio registra cambiamenti profondi nella fisionomia delle nostre città e fornisce spunti di lavoro molto interessanti soprattutto in un’ottica dirigenerazione urbana: tema centrale anche in Umbria, in relazione a PNRR e nuova Politica di coesione 2021 – 2027: strumenti che finalmente mettono sul piatto le risorse di cui si è sempre lamentata l’assenza.

A nessuno può sfuggire il ruolo dei servizi di prossimità nei centri storici e l’opportunità del metodo della progettazione integrataper intervenire efficacemente, oltre che sulle infrastrutture, sul tessuto vivo dei nostri centri storici e delle nostre comunità. Confcommercio Umbria è pronta a dare il suo contributo”.

 

I DATI DELL’OSSERVATORIO – 2021 (giugno) vs 2019

La premessa dell’Ufficio Studi Confcommercio è che i “numeri”registrati dall’Osservatorio potrebbero essere peggiori nella realtà, perché ristori e cassa integrazione hanno in un certo senso“congelato” la demografia delle imprese ed è inoltre immaginabile qualche ritardo delle Camere di commercio nella pulizia dei registri.

Nel centro storico di Perugia si è passati dalle 274imprese commerciali del 2019 alle 266 del 2021 (-2,9%). Leggero aumento fuori dal centro storico: 1160 attività del commercio nel 2019, 1163 nel 2021.

Positivo l’andamento delle attività turistico ricettive: nel centro storico bar, ristoranti e alberghi erano 229 nel 2019, 239 nel 2021 (+4,3%). Fuori dal centro storico stesso trend: 575 imprese del comparto ricettività-ristorazione nel 2019, 589 nel 2021 (+2,4%).

Dinamiche analoghe anche nel comune di Terni: nel centro storico le attività commerciali sono passate dalle 334 del 2019 alle 328 del 2021. Fuori dal centro storico i negozi erano 817 nel 2019, 828 nel 2021.

Anche a Terni il settore ricettività-ristorazione ha avuto un piccolo incremento: nel centro storico i bar, alberghi e ristoranti erano 154 nel 2019 e 156 nel 2021. Fuori del centro storico: 332 nel 2019 e 341 nel 2021.

 

I DATI DELL’OSSERVATORIO – 2021 (giugno) vs 2012

Per il commercio, il conto è molto più salato se il confronto avviene con i dati del 2012, prima edizione dell’Osservatorio sulla demografia delle imprese di Confcommercio.

Rispetto al 2019 le imprese commerciali del centro storico di Perugia hanno avuto un crollo del 23,7%; mentre fuori del centro storico sono calate del 7,1%.

Stesso trend per le imprese commerciali ternane, che nel centro storico sono diminuite del 15,4% rispetto al 2012 e fuori del centro storico del 12,5%.

In controtendenza il comparto ricettività ristorazione. Nel centro storico di Perugia, nello stesso periodo, queste attività sono aumentate del 10,1%; fuori del centro storico del 2%. Nel centro storico di Terni, sono aumentate del 10,6%; fuori del centro storico dello 0,8%.

 

OSSERVATORIO CONFCOMMERCIO: MACRO TREND

Secondo i dati Confcommercio, negli ultimi 9 anni sono scomparsi in Italia quasi 85 mila negozi fisici; il numero arriva a 100 mila se si considera anche il commercio ambulante.

C’è una stagnazione dei consumi di tipo strutturale. Oggi i consumi in termini reali sono sotto i livelli del 1999; il parametro dei consumi pro capite si colloca sono i valori del 1998: 17.297 euro del 2021 contro i 17.708 euro di 25 anni fa.

Responsabile del calo dei consumi è la mancata crescita economica.

Pandemia e stagnazione dei consumi, secondo Confcommercio, rischiano di ridurre la qualità della vita di turisti e residenti.

 

L’OSSERVATORIO SULLA DEMOGRAFIA D’IMPRESA

La settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici è stata redatta dall’Ufficio Studi Confcommercio con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne (che fornisce i dati di base): sono stati osservati 120 comuni medio-grandi, di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi di media dimensione. Sono state escluse le città di Milano, Napoli e Roma perché multicentriche, dove non è possibile, cioè, la distinzione tra centro storico e non centro storico.