59 anni di Festival a Spoleto

di Pierluigi Castellani

59 anni di Festival a Spoleto sono una storia lunga di musica, arte, teatro, balletto, di grandi successi e di intensi scambi tra culture, soprattutto tra quella americana e quella europea, che ha segnato non solo la storia culturale di un città, di un paese, ma del mondo intero. La grande intuizione di Giancarlo Menotti si è rivelata vincente, perché in Italia non c’era mai stato un Festival generalista, che riguardasse tutte le arti. Un’intuizione che ha prodotto seguaci perchè festival, che riguardano più muse, sono poi nati un po’ dappertutto di qua e di là dell’Atlantico. Il Due Mondi ha così dato l’avvio ad un discorso sulle arti che non fosse solo specialistico, ma che ha permesso la vita in un medesimo spazio e tempo di grandi direttori d’orchestra come il compianto Thomas Schippers, di coreografi come Jerome Robbins, di registi come Luchino Visconti e Luca Ronconi, di stelle del balletto come Rudolf Nureyev, Carla Fracci, Margot Fonteyn. E poi c’è stata la grande mostra di sculture nella città ideata da Giovanni Carandente, che ha consentito a tante opere d’arte di animare, ma alcune ancora lo fanno, la vita di una città di tradizione longobarda. Spoleto e l’Umbria si sono aperte in questo modo al mondo lasciando tracce anche nel cinema , si pensi a Louis Malle e nella letteratura, si leggano i libri di Giuseppe Berto e di Alberto Arbasino. Insomma questi lunghi anni di festival sono stati un grande arricchimento, e non solo culturale, della città, della regione e dell’intero paese. Pur tuttavia con la morte del fondatore il Festival per un periodo, durato alcuni anni, ha perso smalto ed interesse. La gestione del figlio di Menotti, Francis, ha rischiato di far perdere alla manifestazione quella caratteristica di grande evento culturale, che l’ha sempre contraddistinta. Ci sono state tensioni, che, ad un certo punto, hanno visto la famiglia Menotti accusare la politica di invadenza e di voler condizionare l’arte, quando invece nelle istituzioni era sorta soltanto la preoccupazione per la sopravvivenza dello stesso Festival. Poi, grazie proprio alla politica, il Festival è risorto. E’ stato l’allora Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli a far rinascere la formula del passato e, d’intesa con la Regione ed il Comune di Spoleto, a chiamare alla direzione del Festival un uomo di spettacolo come Giorgio Ferrara. E’ stata quindi la politica, con buona pace di coloro che individuano nella politica tutti i mali del paese, a salvare la manifestazione insieme all’accorta ed intelligente guida di Giorgio Ferrara. E’ per questo che oggi può inaugurarsi la 59° edizione del Festival, a cui, è bene ricordarlo, non sono mai mancati i cospicui finanziamenti dello Stato ed il sostegno delle istituzioni locali.

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