Che fine ha fatto FI?

di Pierluigi Castellani

Quando nel 1994 il cavaliere decise di scendere in politica sembrava proporre la formazione di una forza politica di ispirazione liberaldemocratica. Furono molti quelli pensavano che Berlusconi intendesse costruire quel partito liberale di massa, che sembrava mancare nel panorama politico italiano. Giuliano Urbani e Antonio Martino, entrambi di lunga militanza liberale, aderirono tra i primi e dettero un sostegno di idee a quel movimento, che si affacciava alla ribalta dopo la fine dei partiti tradizionali. Poi sappiamo come è andata a finire. Berlusconi si alleò con la Lega di Bossi e con AN di Gianfranco Fini. Questa alleanza non solo annacquò quel tanto di liberale che appariva nel movimento di Berlusconi perché da una parte il Bossi padano e il postfascismo di Fini, ancorché mascherato dal maquillage fornitogli dal prof. Domenico Fisichella, non mancarono di connotare i vari governi Berlusconi, con un contraddittorio e fumoso federalismo da un lato e con un corposo assistenzialismo dall’altro, con l’esito che conosciamo : aumento del debito pubblico e vaghezza , intemperanze e contraddittorietà con cui il cavaliere seppe connotare la politica estera del nostro paese. E poi ci fu la continua contesa con la magistratura e le tante leggi ad personam, che nulla avevano a che fare con il liberalismo.

Quindi non c’è stato solo il fallimento perché il tanto vagheggiato partito liberale di massa non è mai venuto alla luce, ma FI si è rivelata, quella che era già all’origine, una stampella per sorreggere e tutelare il suo ideatore nelle tante vicende giudiziarie e finanziarie che lo hanno coinvolto. Ora poi il partito personale del cavaliere si è completamente allineato con la svolta impressa alla Lega da Matteo Salvini. La Lega infatti non solo ha abbandonato le sue origini padane schierandosi con la destra sovranista e nazionalista, che ha presenze significative in molti paesi europei, ma ha voluto non solo marcare il suo progetto politico con quanto c’è di più illiberale nel disegno costituzionale dello stato (si pensi ai vari decreti sicurezza, al ruolo secondario in cui si vuole ridurre il parlamento e la democrazia rappresentativa che finora ha contraddistinto la cultura democratica occidentale), ma ha volutamente coltivato le paure e la rabbia, che pure sono presenti nell’opinione pubblica, senza offrire adeguate risposte che possano sconfiggere tale rabbia e tali paure. Ha fatto impressione vedere sabato scorso Berlusconi sul palco della piazza San Giovanni del tutto oscurato dagli slogan populisti di Salvini e della Meloni, che oltre tutto  annunciano di continuo che non esiste più il vecchio centrodestra, che pure aveva nel passato anche una parvenza di difesa del tradizionale europeismo del nostro paese. Per la destra di Salvini e della Meloni ora c’è soltanto l’euroscettiscismo ed una particolare attenzione alla Russia di Putin con le conseguenze che è  possibile immaginare. E l’europeismo di FI, che ancora formalmente fa parte del PPE, sembra neppure più rappresentare la tradizionale foglia di fico che si applica a politiche dichiaratamente  di destra e sovranista, che magari a volte si ha il pudore di non mostrare interamente. Ecco perché è del tutto legittima e puntuale la domanda: che fine ha fatto FI?