La campanella suona ancora una volta

di Pierluigi Castellani

Si ripete, come ogni anno, il rito dell’inizio dell’anno scolastico. Di solito è occasione di festa per gli studenti. Si ritrovano dopo il periodo feriale, si scambiano racconti e si rinsaldano amicizie. Per i docenti è invece l’inizio di un impegno, che necessita di dedizione e di professionalità. E’ anche un momento importante nella vita delle amministrazioni pubbliche delegate a preparare questo evento. E quest’anno qualche problema si è dovuto superare soprattutto nelle zone della nostra regione colpite dall’ultimo terremoto. Si è dovuto in primo luogo verificare l’agibilità degli edifici scolastici e quindi provvedere alle necessarie opere di manutenzione ,se necessarie. Ma anche l’amministrazione scolastica ha avuto molto da fare. C’è stata prima la fase dei trasferimenti dei docenti con l’assegnazione delle sedi ,che ha procurato qualche disagio e poi quella, sembra non ancora ultimata, della nomina dei docenti vincitori di concorso. Insomma ogni anno si ripropone il problema della scuola, della sua capacità di formare ed educare e degli strumenti necessari per raggiungere questo obbiettivo. L’anno scolastico che abbiamo alle spalle è stato quello della prima applicazione della nuova legge, detta “la buona scuola”. Non possono essere dimenticate le polemiche e gli scioperi che ne sono seguiti anche se l’ultimo non proprio riuscito. Ora queste polemiche ,anche se non placate del tutto, sembra che si siano affievolite. Si comincia ad apprezzare quanto “la buona scuola” ha apportato. Innanzi tutto una massiccia immissione in ruolo di insegnanti prima condannati al precariato, poi la constatazione che l’apporto dei docenti per il potenziamento dell’organico ha consentito l’arricchimento dell’offerta educativa, qualificando l’opera della scuola. Sembra che stia diventando anche un dato acquisito la necessità di una valutazione del lavoro dei docenti con la relativa assegnazione di un bonus. Tutte le amministrazioni hanno introdotto meccanismi di valutazione volti a premiare i migliori, ma soprattutto a migliorare i servizi. La scuola, come l’università, non poteva sottrarsi a sistemi di valutazione, che possono essere affinati con il tempo dopo una necessaria sperimentazione, ma che qualificano e gratificano l’importante opera dei docenti. Senza scuola non si ha futuro. Là dove funziona la scuola esiste e prospera una comunità e può essere coltivata una speranza. Lo hanno ben capito gli amministratori dei comuni colpiti dal sisma ,tanto che il primo loro pensiero è stato quello di approntare contenitori, ancorchè provvisori, perché fosse possibile l’inizio normale delle lezioni. Certamente rimangono ancora molti problemi. Basti pensare all’esigenza di mettere in sicurezza, rispetto al rischio sismico, tutti gli edifici scolastici del nostro paese. Il governo ha compreso questa urgenza e con il piano “casa Italia” cerca di provvedere anche a questo. Il peso dei problemi ancora insoluti certamente grava sull’inizio di questo anno scolastico. Ma quando la campanella suona e chiama a raccolta nelle classi tanti giovani è il segno della vita che avanza e che permette di nutrire di speranze tante nuove generazioni.

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