La politica ai tempi del Coronavirus

di Pierluigi Castellani

Paragrafando così il titolo di un bel romanzo di Gabriel Garcia Marques intendiamo stigmatizzare quanto sta avvenendo sotto gli occhi degli italiani in occasione dell’emergenza, che stiamo vivendo. Anche in questa occasione la politica italiana non manca di apparire il solito pollaio in cui i polli si azzuffano continuamente tra di loro senza tener conto della situazione di emergenza in cui il  paese si trova. Non manca infatti chi approfitta delle difficoltà del momento per pensare ad abbattere il governo Conte bis, immaginando la costituzione di un governo istituzionale per portare il paese fuori dell’emergenza e poi subito alle elezioni. Questo intento è stato chiaramente esplicitato da Matteo Salvini, forse pentito di aver abbandonato lo scranno del Viminale e addebitato anche a Matteo Renzi immaginando un’improbabile alleanza tra i due. Senonché Renzi si è subito affrettato a smentire, affermando che solo ad emergenza superata incontrerà Giuseppe Conte per presentare le sue proposte già note, mentre i suoi continuano a confermare che la legislatura arriverà fino al 2023. Del resto le ricostruzioni giornalistiche di una possibile intesa tra i due Mattei erano apparse subito improbabili, il che evidenzia come i media non si sottraggono mai al consueto gioco delle dietrologie, tanto caro a certo mondo della comunicazione attratto dal gossip istituzionale .

Quello che appare evidente ora è la grande preoccupazione nata nel mondo delle attività economiche e produttive, che le misure adottate per l’emergenza possano bloccare la crescita dell’Italia con una diminuzione del Pil, portandola al limite della recessione. Ma questo non capita solo all’Italia. C’è tutto il mondo, ad iniziare dalla Cina, la più colpita, a temere un rallentamento dell’economia. Evento probabile se non si adottano tutte quelle misure, a cominciare dall’Europa, per fornire all’economia quello choch necessario affinché  possa riprendersi dopo lo stallo dovuto all’emergenza. E’ singolare però che nessuno dei critici del governo si assuma la responsabilità di indicare soluzioni alternative a quelle adottate dal governo. Nessuno si azzarda ad affermare, che non bisognava adottare misure restrittive alla circolazione delle persone nelle zone di origine dei focolai infettivi, tanta è la paura del contagio diffusa tra l’opinione pubblica. Ci si limita a parlare di errori di comunicazione e di sovraesposizione mediatica del capo del governo. Ma naturalmente in questo caso non si può avere la controprova, perché se la comunicazione fosse avvenuta con meno enfasi sui pericoli del contagio, gli stessi, che ora criticano il governo, sarebbero stati i primi ad imputargli  di aver  minimizzato il reale pericolo di contagio. Le cose in politica purtroppo vanno così quando si stenta ad offrire soluzioni anche di lungo periodo e si è  invece  schiacciati sul presente con un occhio ai sondaggi per la ricerca dell’immediato consenso senza preoccuparsi affatto di guidare il paese oltre l’immediato ostacolo ed offrirgli speranze per il futuro. Basti pensare che le prime risposte emergenziali avevano offerto un largo consenso all’opera del governo, ma questo prima che giungessero le prevedibili disdette dei turisti , il ristagno della produzione e l’assalto ai supermercati. La politica dovrebbe avere il coraggio di uno sguardo  più lungo ,di una reale unità d’intenti, di una concreta solidarietà a chi opera in prima linea mettendo a rischio se stessi. Invocare un governo di unità nazionale, come ha fatto qualcuno, lasciando credere che il governo anche in questa occasione sia solo di parte, è solo sfacciata strumentalizzazione politica. In questo frangente di tutto c’è bisogno tranne che di una traumatica crisi di governo, questo fa comprendere come ancora una volta qualcuno abbia perso l’occasione per dimostrarsi all’altezza delle urgenze del paese.