Uccide la moglie a fucilate, torna in carcere l’uxoricida di Picciche di Trevi: la donna era andata a riprendere il figlio

Era andata a riprendere il figlio di sette anni a casa del marito quando l’uomo, nascosto tra la vegetazione del giardino, gli sparò un colpo di fucile al petto. Anna Rita Rambotti, 53 anni, morì sul colpo. Una vita spezzata con un colpo di fucile solo perché la donna aveva deciso di lasciare il marito.  Tre figli che si ritrovarono senza mamma per la follia di un padre: un bambino di appena sette anni e due sorelle, entrambe maggiorenni.  Era il 5 luglio del 2003 quando a Picciche di Trevi Filippo Serena, allora 54enne,  uccise a fucilate la moglie Anna Rita Rambotti. Dal carcere di Viterbo, l’assassino chiese perdono con una lettera ai tre figli che si rifiutarono di rispondere. Un rifiuto carico di dolore insopportabile. Straziante, una sofferenza che tormenterà per sempre la loro vita. Fu lui stesso a chiamare le forze dell’ordine: “Ho ucciso mia moglie, venitemi a prendere”, disse poco dopo averla uccisa. Il Tribunale di Spoleto condannò in primo grado Filippo Serena a trent’anni di reclusione. Sentenza confermata dalla Corte d’Appello di Perugia. Confermata anche dalla Corte d’Assise di Firenze dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza di Perugia accogliendo un’eccezione procedurale sollevata dal legale dell’imputato.  A Firenze, Filippo Serena ha provato a dare una versione diversa di quel tragico pomeriggio di luglio: il colpo sarebbe stato sparato per errore. I giudici però non gli hanno creduto. Serena, oggi 75enne, era stato poi messo in una comunità dopo alcuni anni di carcere. In questi giorni però, a causa di comportamenti sbagliati e non compatibili con una misura meno restrittiva, il giudice ha deciso di sospendere l’affidamento alla comunità. L’uomo è stato così rinchiuso di nuovo in carcere.