Appaltopoli perugina, 14 condanne e 25 assoluzioni: condannati i funzionari della Provincia, assolti diversi imprenditori

PERUGIA – Si conclude con 14 condanne inflitte, tra gli altri, a dirigenti della Provincia, e 25 assoluzioni, l’inchiesta sulla cosiddetta Appaltopoli, sulla presunta gestione illecita di alcuni appalti per lavori stradali da parte della Provincia di Perugia. La sentenza è arrivata nel pomeriggio al termine di una camera di consiglio durata durata otto ore. Il tribunale collegiale, presieduto da Daniele Cenci, ha condannato i funzionari della Provincia di Perugia Adriano Maraziti (allora capo dell’area viabilità), Fabio Patumi (responsabile dell’area Affari Generali) e Maria Antonietta Barbieri (allora istruttore amministrativo direttivo dell’ufficio appalti) rispettivamente a 5 anni e 4 mesi, 5 e 4 anni di reclusione.

Condannati anche: gli imprenditori Massimo Lupini, direttore tecnico della Seas, a 4 anni di reclusione, Lucio Gervasi a 3 anni e 10 mesi, Maurizio Nanni a due anni e sei mesi, Giovanni Rinalducci e Betti Marcello a due anni e due mesi, Giustiniano Baldelli e Pagnotta Francesco a due anni, Corrado Bocci, Fabrizio Mezzasoma e Ilario Pelliccia a un anno e otto mesi, Amleto Pasquini, funzionario Anas, a 6 mesi.

Assolti tutti gli altri: Carlo Carini, Paolo Piselli, Dino Bico, Pompili Riccardo, Giallongo Venera, Marcucci Ettore, Topo Silvio, Francesco Commodi, Sensini Luigi, Gigli Adriano, Piccionne Ermanno, Stefano Ricci, Corbo Roberto, Terzoli Carlo, Brunelli Orfeo, Marco Bondini, Massimo Mariani, Gellini Giampiero, Aglini Brenno, Pecci Alessandro, Mazzocchi Massimo, Fagotti Mario, Fioriti Riccardo, Garritano Gianfranco, Pecci Gianni. Terzoli e Mazzocchi erano indagati in relazione al filone che riguardava la realizzazione della caserma della Guardia di finanza.

Per quanto riguarda le aziende coinvolte nell’inchiesta sono state assolte Tecnostrade, Ediltevere e Costruzioni Edili. Condannate la Appalti Lazio al pagamento di una sanzione amministrativa da 10329 euro e Seas da 51.600.

Gli imputati, che in tutto erano 39, erano accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, falso e turbativa d’asta. Per il pm, Manuela Comodi, esisteva un “comitato d’affari” composto da imprenditori umbri e dirigenti della Provincia che pilotava e decideva chi doveva aggiudicarsi gli appalti e chi invece no.

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