Perugia, perseguita la ex convivente: applicato il braccialetto elettronico

PERUGIA – Ha abbandonato la famiglia ma continuava a perseguitare la convivente. Si tratta di una storia di grave disagio familiare, economico e sociale che affligge da anni una donna marocchina di 37 anni e di suo figlio di cinque. La prima richiesta di aiuto della donna risale al 2011 quando chiese l’intervento della Polizia per lite con il proprio convivente, un tunisino dell’84, che a quell’epoca si trovava in regime di arresti domiciliari per fatti legati allo spaccio di stupefacenti. Da allora il nucleo familiare ha avuto come unico sostentamento il danaro guadagnato dalla donna con saltuari lavoretti come collaboratrice familiare.

Ma l’attitudine del compagno a non occuparsi dei bisogni della convivente e del bambino in favore della propria attività criminale si sono nel tempo radicalizzati in un totale disinteresse che ha aggravato la situazione già compromessa della famiglia. Tanto che la donna aveva già chiesto ed ottenuto, nel febbraio di quest’anno, di essere collocata in una struttura protetta.  La scelta era conseguita al tentativo dell’uomo di avvicinare la ex convivente che, in seguito all’ennesima discussione per l’insostenibile situazione famigliare, aveva deciso di andarsene di casa. Il tunisino l’aveva raggiunta mentre si recava a prendere il figlio a scuola e la donna aveva richiesto l’intervento della Polizia.

Poiché poco tempo dopo la donna si era trovata nuovamente in difficoltà per il totale disinteresse del padre del bambino che in nulla contribuiva alla gestione delle esigenze familiari coltivando, invece, una proficua attività criminale costellata di arresti per il coinvolgimento in fatti in materia di stupefacenti, reati contro il patrimonio e violazioni della disciplina sull’immigrazione oltre, ovviamente, ad essere indagato per maltrattamenti in famiglia, lesioni e violenza privata nei confronti della convivente, nell’aprile di quest’anno l’A.G. aveva disposto la sospensione della potestà genitoriale nei confronti del tunisino sul figlio. Ma nel giugno successivo la situazione era nuovamente degenerata tanto che l’uomo, in un ennesimo accesso d’ira, aveva distrutto i mobili di casa e si era messo all’inseguimento della convivente che era riuscita ad allontanarsi da casa con il bambino e trovare riparo in attesa dell’intervento della volante. Rintracciato dai poliziotti mentre cercava di raggiungere la convivente, veniva tratto in arresto e rinchiuso nel carcere di Capanne. In seguito all’udienza di convalida era stato collocato in regime di arresti domiciliari.  Adesso, per decisione del Giudice per le indagini Preliminari di Perugia, al detenuto è stato applicato il braccialetto elettronico per scongiurare l’evenienza che possa allontanarsi dal domicilio e cercare nuovamente la ex convivente attualmente ospite di una struttura protetta.

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