Scheggia, ventiquattro coltellate sul prof Vitaletti. Dimasi non risponde al Gip

SCHEGGIA – Ventiquattro ferite d’arma da taglio, inferte da destra verso sinistra, al torace, all’addome, al fianco, alle ginocchia: due quelle letali vicino al cuore, e altre da difesa ad entrambe le mani; segno che Alessandro Vitaletti ha tentato strenuamente di difendersi. L’autopsia condotta dal medico legale Adriano Tagliabracci ha confermato la dinamica dell’aggressione costata la vita all’insegnante di lettere di Sassoferrato (Ancona), ucciso il 28 gennaio scorso da Sebastiano Di Masi, un muratore di origine calabrese che non sopportava che il docente frequentasse la sua ex moglie. L’esame autoptico ha confermato che Vitaletti è morto per l’emorragia provocata dalle coltellate.

Un responso, quello del medico legale, che rende sempre più fragili le argomentazioni difensive dei legali di Dimasi, circa la presenza di profili per sostenere la tesi dell’omicidio per legittima difesa. Nel primo interrogatorio davanti ai carabinieri, coordinati dal pm Serena Bizzarri, il muratore aveva sostenuto di aver reagito ad un’aggressione. Stamani, durante l’udienza di convalida del fermo nel carcere di Perugia, davanti al Gip Lidia Brutti, Dimasi si è avvalso della facoltà di non rispondere su consiglio dei suoi legali (gli avvocati Enrico Carmenati e Chiara Rizzo), confermando quanto aveva detto in precedenza. Ha solo precisato di essere andato a casa dell’ex moglie qualche ora prima del delitto e di aver bussato alla porta ma senza compiere alcuna violenza. La donna peraltro nei mesi precedenti l’aveva denunciato per minacce.
Il giudice si è riservato sul provvedimento di convalida e la decisione sulla misura cautelare. La procura di Ancona ha sollecitato la custodia in carcere per l’omicida, mentre la difesa ha chiesto la detenzione domiciliare, anche con il braccialetto elettronico.(

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