Ammanettati gli aguzzini, 5 usurai arrestati a Terni: tra le vittime imprenditori ternani.

Un reato tra i più brutti con le vittime che finiscono in un girone infernale da cui non riescono ad uscire senza l’aiuto delle forze dell’ordine o la denuncia. Un reato vigliacco sul quale spesso è difficile indagare con piccoli imprenditori costretti a pagare per anni. Questa volta però la squadra Mobile di Terni ed il nucleo di polizia  finanziaria della Guardia di Finanza di Terni sono riusciti ad andare fino in fondo. Hanno arrestato cinque persone e sequestrato beni mobili ed immobili per un valore di circa 600 mila euro.  Purtroppo, non sempre le vittime trovano la forza di denunciare gli usurai, preferiscono restare in ginocchio piuttosto che indicare gli strozzini alle forze di polizia. Oggi però la Procura della Repubblica di Terni, insieme a polizia e guardia di finanza, hanno restituito un pò di luce alle vittime. Sono poche le inchieste sull’usura, anche in Umbria. L’indagine di Terni ha preso il via da un’altra inchiesta del febbraio dello scorso anno, quando la squadra Mobile arrestò un 31enne ternano (C.F.le sue iniziali) ed un 48enne originario di Roma (R.V.), entrambi residenti a Terni. La vittima, in quel caso, aveva la necessità di trovare soldi per far fronte ad alcune spese familiari e si rivolse agli usurai. Il prestito iniziale di appena 3 mila euro, in poco tempo, si trasformò in un debito di 6 mila euro che l’uomo fu costretto a restituire agli strozzini. I due soggetti di allora sono tra i destinatari delle misure cautelari di oggi, con il 48enne, oggi 49enne,indagato anche per spaccio di droga. Due dei cinque arrestati sono finiti in carcere mentre gli altri ai domiciliari. Tre  degli arrestati, tra cui una donna 65enne, sono residenti a Terni , mentre gli altri due, fratelli di 55 e 56 anni, sono residenti a Roma. ” L’approccio operativo adottato dagli investigatori – afferma la Questura di Terni – in un perfetto connubio tra tecniche di polizia giudiziaria e sapiente utilizzo degli strumenti di analisi economico finanziaria, tra cui mirati accertamenti bancari e l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette, ha permesso di disvelare un vorticoso flusso di denaro, pari a circa 1,6 milioni di euro, che non ha trovato alcuna ragionevole giustificazione se rapportato ai profili economico-reddituali degli indagati. Il meccanismo di usura accertata  imponeva, anche attraverso il ricorso a minacce ed intimidazioni, il pagamento settimanale-mensile di una quota di interessi fissa oscillante tra il 10 ed il 20% del capitale prestato, sino a quando le vittime non avessero restituito, in un’unica soluzione, anche l’intero ammontare del prestito elargito con il rischio, quindi, di non porre mai fine al soffocante rapporto di soggezione con i loro aguzzini”. Tra le vittime  figurano imprenditori locali che hanno visto lievitare la pretesa restitutoria del prestito iniziale di diverse migliaia di euro con l’applicazione di interessi usurai calcolati un oltre il 60% del capitale sull’intero periodo, superando di gran lunga la soglia stabilita dal Dipartimento del Tesoro fissata nel 16%.