Ast si ferma ancora: cassa integrazione di fine anno per oltre duemila lavoratori

La ragione è sempre la stessa: contrazione del mercato con il conseguente calo delle commesse. Una ragione che spinge ancora una volta l’Ast a fermare la produzione e attivare la cassa integrazione per oltre 2.200 lavoratori. Il mercato in calo e gli alti costi energetici e delle materia prime costringono l’azienda a fermare l’intero stabilimento di viale Brin tra fine dicembre e inizio gennaio.  E’ stata la stessa Ast a comunicare alle Rsu la fermata dello stabilimento dovuta “ad un contesto di difficoltà nazionale in cui le aziende italiane risultano estremamente penalizzate rispetto a tutti gli altri competitor europei e non”. Lo stop è previsto dal 19 al 24 dicembre per un massimo di 400 lavoratori e dal 27 dicembre al 4 gennaio per un massimo di 2.200 lavoratori. Nel frattempo la prossima settimana i sindacati metalmeccanici incontreranno i vertici di Ast per discutere il Piano industriale dopo l’impegno preso dal ministro Urso sull’Accordo di programma da firmare a gennaio. Non si placano invece le polemiche dopo i commenti del sindaco di Terni Stefano Bandecchi sull’incontro con il ministro Urso. Per Bandecchi, infatti, l’accordo proposto al ministro del Mady in Italy “non porterà nessun beneficio di carattere strutturale alla città in quanto non ci sarà nessun incremento di occupazione e non porterà una maggiore salute”. Restano poi da sciogliere i nodi relativi alla discarica. Certo è che prima di dare il suo consenso Bandecchi intende conoscere nel dettaglio i contenuti dell’intesa per il rilancio di Ast. Per ora il giudizio di Bandecchi è tranchant: ” L’ho detto a Urso: il progetto delle acciaieria di Terni è una grande schifezza. E’ un progetto industriale che accontenta soltanto il cavaliere Arvedi, per quanto riguarda i ternani non c’è niente da ridere”.