Cosa sta succedendo agli screening oncologici in Umbria, botta e risposta in Regione. Rischio diagnosi tardiva

Un tempo sospeso che potrebbe costare molto in termini diagnostici, numeri che rischiano di rivelarsi uno tsunami socio-sanitario. Si è parlato molto in questi ultimi due anni degli screening oncologici rimandati a causa della pandemia, con il pericolo di avere nei prossimi mesi un aumento di malati il cui tumore sarà diagnosticato tardivamente con la conseguenza che saranno necessari interventi terapeutici più invasivi e pesanti e con minori possibilità di cura e guarigione. Il che, a sua volta, comporterà maggiori costi socio-sanitari e di sofferenza umana. L’Osservatorio Nazionale Screening (Ons) ha quantificato il ritardo accumulato nel 2020 rispetto al 2019 , la riduzione degli esami è stata pari al 45,5% per lo screening colorettale, al 43,4% per quello cervicale, al 37,6% per le mammografie. Sono state stimate anche le diagnosi mancate, migliaia per il tumore del seno e del colon-retto. Una situazione pesante che è stata affrontata ieri l’altro anche a Palazzo Cesaroni, in terza commissione, con i consiglieri di opposizione (Bori, Bettarelli e De Luca) che hanno criticato i ritardi che si sono registrati in Umbria. Due gli argomenti all’ordine del giorno: la situazione relativa agli screening oncologici e la riattivazione del Registro tumori umbro. Il direttore dell’Ufficio Prevenzione della Regione Umbria, Salvatore Macri, ha di fatto ridimensionato il problema affermando che ” nel 2020 si è verificata l’unica interruzione, da marzo a maggio, delle attività di screening oncologico, a causa dell’emergenza pandemica”. Anzi, ” dal mese di giugno è ripreso l’invio ai cittadini degli inviti agli screening e, successivamente, tutti gli arretrati sono stati recuperati”. A suo parere le percentuali di adesioni nel 2020 sono state in linea con gli anni precedenti, con un leggero calo “per quello relativo alle indagini sul colon retto”, mentre “per il tumore della mammella e della cervice l’adesione è stata del 70%”.  Nel 2021 – assicura sempre Salvatore Macri – le attività sono proseguite regolarmente. Sullo screening per il cancro allo stomaco, il direttore regionale della sanità Massimo Braganti ha detto che, pur non essendo previsto nel pacchetto degli screening nazionali, “resta valida la progettualità ma non è stato possibile attivarla, in piena crisi pandemica, avendo dovuto dirottare le strutture sul contact tracing e altre attività”. Insomma, per la carenza di personale si è scoperto un servizio per ricoprirne un altro. Sulla riattivazione del registro dei tumori è intervenuto l’amministratore della nuova società partecipata “Punto Zero”, Giancarlo Bizzarri, il quale ha ricordato la convenzione con l’Università firmata a settembre e l’attuazione del regolamento per la gestione della privacy, dovendo utilizzare dati sensibili afferenti alla salute della persona. Il prossimo step sarà l’analisi dei dati del pregresso, per capire come fare il bando necessario per ottenere un software adeguato.  E’ stata assicurato che il professor Stracci ha già convocato il Comitato tecnico scientifico per l’approvazione del regolamento e il funzionamento del registro. Ci vorrà quindi ancora tempo per attivare un servizio essenziale come il registro tumori. Ritardi che sono stati puntualmente denunciati dai consiglieri di minoranza, trattandosi tra l’altro di una riattivazione del servizio. Tre questioni restano ancora aperte, sulle quali l’opposizione pretende chiarezza dalla giunta regionale: la mancanza di uno screening sul cancro allo stomaco nell’Alto Tevere alla luce dei dati emersi nella zona; l’incidenza preoccupante dei tumori in età pediatrica; l’incidenza dei tumori al cervello rilevati nel territorio siderurgico del ternano.