Il centrosinistra umbro fra speranze e illusioni: la Ferdinandi parla ai perugini e tiene lontani i big

La sinistra si è illusa dopo il voto in Sardegna di poter rovesciare il centrodestra anche in altre regioni. Dopo la sconfitta in Abruzzo, ampiamente prevedibile, c’è però qualcosa di più: il campo largo già vacilla. Così come si dimostra insufficiente il campo progressista. Già il dato elettorale della Sardegna lo dimostrava. L’analisi del voto, infatti, non definisce il successo del Campo largo in Sardegna come il segnale di una inversione di tendenza, in termini elettorali, rispetto alle politiche del 2022. La coalizione della maggioranza di Governo ha ottenuto il 48,8%, il cosiddetto campo largo ha chiuso al 42,6%. La distanza tra i due schieramenti è stata quindi più di sei punti percentuali. Cinque anni prima il centrodestra chiuse al 47,8% mentre il centrosinistra ottenne il 44,1%: nel complesso, quindi, il centrodestra è cresciuto dell’ 1% mentre il centrosinistra è calato dell’ 1,5%. In Abruzzo, invece, il candidato del centrodestra ottiene il 53,50% contro il 46,50% del suo sfidante D’Amico, quindi i punti di distacco sono sette. Dopo la sconfitta in Abruzzo però c’è già chi pensa di sfilarsi dal campo largo, come il leader di Azione Carlo Calenda che confessa di avere ” piene le balle di questo campo”. In queste ore, inoltre, la situazione in Basilicata, dove si voterà il 21 e 22 aprile per il nuovo presidente, è a dir poco tesa. L’intesa sul campo largo sembra improponibile e il flop elettorale del M5S incide sulle prossime scelte amministrative. C’è, inoltre, un ulteriore aspetto che preoccupa il centrosinistra. Molti elettori dell’area centrista, come spiega l’analisi dell’Istituto Cattaneo, sono delusi del campo largo e hanno cercato casa altrove o sono tornati nel centrodestra, con Forza Italia sempre più attrattiva . Il che crea un ovvio problema anche in vista delle elezioni comunali di Perugia, dove il centrosinistra deve rubare voti al centrodestra per poter provare a vincere. Se alle elezioni regionali e comunali il M5S perde elettori, come hanno dimostrato le recenti elezioni in alcune città umbre,  e se  quasi un elettore su due che nel 2022 aveva scelto Terzo polo ora vota a destra (come è successo in Abruzzo), allora per il centrosinistra umbro si prospetta un giugno complicato. In Sardegna Alessandra Todde ha vinto per la sua empatia, per la capacità di avvicinarsi alle persone, di ascoltare e di parlarci. Ha vinto perché ha preso quasi 41 mila voti in più della sua stessa coalizione. Ha tenuto fuori dal palco i leader nazionali ricordando a tutti che la partita era dei sardi. Anche perché a sfogliare l’album delle foto, non è che le passerelle congiunte abbiano portato granché fortuna al campo largo. Basta ricordare quanto successo a Narni nel 2019 con Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Conte e Speranza. Chi ha capito la lezione sembra essere Vittoria Ferdinandi, la giovane candidata a sindaco di Perugia che da bambina voleva diventare la presidente del Perugia calcio. Sorridente, accogliente e piena di entusiasmo. Passo dopo passo, da Colle Umberto a Pretola, sta incontrando i perugini per attraversare a piedi i 52 quartieri della città. “Riconnettersi con la gente”, ha detto più volte. Ha capito bene quello che la sinistra non può perdere: il rapporto con il popolo. Vuole essere interlocutrice non tanto dei partiti che la sostengono ma della città. Di tutti i perugini, anche di coloro che la pensano diversamente. Soltanto così potrà sperare di vincere le elezioni.