In Umbria casi Covid concentrati tra i più giovani: in aumento tra gli 11 e 13 anni. L’orvietano sopra soglia 100 casi

Continuano ad essere concentrati ” tra i più giovani” i nuovi casi di Covid in Umbria. Lo rileva il report settimanale sulla pandemia elaborato dal Nucleo epidemiologico della Regione Umbria. Emerge una ” sostanziale stabilità” dell’andamento epidemico. L’incidenza dei casi per la settimana dal 23 al 29 agosto è pari a 79 per 100 mila abitanti. Il valore dell’ RDT, l’indice di replicazione diagnostica, sulle diagnosi calcolato per gli ultimi 14 giorni con media mobile a sette giorni, si attesta ad un valore di 1,03. Riiguardo ai più giovani, l’analisi evidenzia valori in diminuzione rispetto alla settimana precedente nella fascia 14-24 anni e in aumento tra gli 11 e 13 anni. Le classi di età superiori a 65 anni, mantengono valori inferiori alla media regionale, pur con un trend in lieve aumento. Secondo il report tutti i distretti sanitari hanno superato il limite di 50 casi per 100 mila abitanti, ad eccezione della Valnerina.  Quello con il livello più elevato è l’orvietano, che supera la soglia dei 100 casi per 100 mila abitanti. Gli indicatori di gravità della pandemia vengono definiti piuttosto stabili dal nucleo epidemiologico: dal 23 agosto al 1 settembre si sono registrati in Umbria sei decessi, con età media di 79 anni, quattro dei quali vaccinati, ma con presenza di ” forti comorbidità”. Osservata poi una “lieve diminuzione” dell’incidenza settimanale dei casi, 79 casi per 100 mila abitanti. Riguardo ai vaccini, dal 23 al 29 agosto, sono state somminsitrate 26.800 dosi. Nel frattempo prosegue il dabattito sulla necessità di una terza dose. E chi semmai dovrebbe farla. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per ora non c’è la necessità di un richiamo ma anzi bisogna accelerare sulla vaccinazione. Tuttavia molte nazioni, tra cui Israele, Germania e Francia, hanno deciso di offrire il richiamo agli anziani e alle persone che hanno un sistema immunitario debole, come suggerisce il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. L’Agenzia Europea per i medicinali non si è ancora espressa sulla necessità di una terza dose perché, a suo giudizio, non ci sono dati sufficienti e quindi i Paesi europei che decidono già ora di somministrare il richiamo si espongono a rischi legali. L’ Italia non ha ancora chiarito il suo piano per le dosi di richiamo. Ma potrebbe farlo a breve.