In Umbria l’occupazione stenta a ripartire: cresce meno della media nazionale

Le imprese umbre dell’industria e dei servizi ad aprile e nel trimestre aprile-giugno, aumenteranno gli occupati rispetto agli analoghi periodi del 2021, ma meno della media nazionale e, alla fine, la regione sarà tra le sette realtà italiane che non avrà raggiunto ancora il ritmo delle entrate al lavoro pre-pandemia del 2019 ( a livello di media nazionale tale livello secondo le previsioni sarà invece superato del 3,5%). Emerge dall’approfondimento dei dati del Sistema informativo Excelsior relativi alle previsioni di entrate al lavoro nel mese di aprile e nel trimestre aprile-giugno per quanto riguarda le imprese industriali e dei servizi di tutte le regioni. In base all’analisi – resa nota dalla Camera di commercio – assume l’ 11% delle imprese umbre, mentre ai laureati va una quota del 10,4% delle chiamate contro il 14,6% del dato italiano. Quasi metà delle imprese non trova il personale di cui ha bisogno. Quanto ai giovani fino a 30 anni, rappresentano una quota del 29% delle chiamate al lavoro. I laureati ad aprile rappresentano nella regione il 10,4% degli assunti confermando il dato storico che vede l’Umbria, in termini di entrate al lavoro dei laureati, stare sotto il dato nazionale (14,6%) di circa un terzo. ” Gli ultimi dati – afferma il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni – ci consegnano un quadro di ripresa post-pandemia, insieme a nodi strutturali che la regione si porta dietro. La ripresa occupazionale si potrà ulteriormente irrobustire, e produrre slancio occupazionale di maggiore quantità e qualità, se le misure espansive messe in campo a livello europeo, nazionale e regionale produrranno quell’aumento di produttività che è la chiave della crescita, garantendo più investimenti aziendali, più spinta a crescere e più buona occupazione”. Per ora però – al di là degli auspici di Mencaroni – le cose non vanno bene e l’Umbria fa parte delle sette regioni italiane che ancora non hanno raggiunto le entrate al lavoro pre-pandemia.