L’allarme della Caritas: a Perugia raddoppiano i poveri. In gravi difficoltà anche le famiglie monoreddito e i lavoratori precari

Aumenta la povertà a Perugia: prima della pandemia erano 1.800 le famiglie povere mentre oggi sono oltre tremila. La conferma arriva dalla Caritas che ogni giorno si prende cura di chi vive ai margini. Nel capoluogo umbro raddoppiano i nuovi poveri e i loro bisogni. In tanti si rivolgono per la prima volta ai centri di ascolto rispetto al periodo pre-emergenza. Cresce  la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Il doppio delle persone in difficoltà a Perugia si rivolgono per la prima volta ai centri della Caritas. Grazie ai tanti servizi offerti dalla Caritas della Diocesi di Perugia molti trovano una dimora e servizi: supporto psicologico, empori solidali, vestiario, sostegno per le pratiche burocratiche. Un fiorire di iniziative che coinvolge tantissimi volontari impegnati nelle attività. Ma non c’è soltanto l’impennata della povertà. A questo, infatti, si aggiunge una altrettanto preoccupante crisi sociale, con l’aumento di persone che vivono sole e abbandonate. L’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 22,5% tra quelle con cinque e più componenti e l’11% tra quelle con quattro. Segnali di forte peggioramento provengono dalle famiglie di tre componenti anche se il disagio più marcato si osserva per le famiglie con tre o più figli minori dove l’incidenza supera notevolmente il 20%. Sono gli ultimi dati forniti dall’Istat. “Noi crediamo nella Divina Provvidenza – ha detto don Marco Briziarelli direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve – ma se dovessero mancare le risorse non è sicuro che queste famiglie potranno essere aiutate anche nel 2024”.  Ma c’è un elemento in più a preoccupare: sono infatti entrate in crisi aree sociali finora poco vulnerabili. Famiglie giovani, nuclei con uno o due figli minori e quelli in cui ci sono persone che hanno un posto di lavoro. Un lavoro, evidentemente, a reddito molto basso e saltuario. E’ un colpo allo stomaco perché rivela una condizione che tocca l’intera struttura della società. Compresi i giovani, comprese le famiglie con pochi bimbi, compresi i lavoratori, che evidentemente sono precari o con stipendio troppo basso.