Perugia, giovani rumene costrette a prostituirsi con botte e minacce: 5 arresti, ricercati altri sei. Balordi con il reddito di cittadinanza

Una vera e propria organizzazione criminale che operava a Perugia, composta da uomini e donne, tutti provenienti dalla Romania, impegnata nello sfruttamento della prostituzione di giovani connazionali è stata individuata dalla polizia e dalla guardia di finanza. Cinque gli arresti, due in carcere e tre ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza del Gip del Tribunale del capoluogo umbro. Associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, truffa ai danni dello Stato, nonché per indebita percezione del reddito di cittadinanza i reati ipotizzati a vario titolo. Lo stesso provvedimento ha interessato anche altri sei rumeni, attualmente però irreperibili. Secondo gli investigatori il gruppo reclutava le ragazze in Romania organizzando e favorendo il loro ingresso in Italia, per poi obbligarle a prostituirsi, con minacce e violenze, di giorno all’interno di abitazioni prese in affitto, anche attraverso la “pubblicazione” su siti internet, e di notte, lungo alcune strade della città. Imponendo quella che in una nota della Procura della Repubblica di Perugia è definita una condizione di “assoggettamento assoluto”. Il guadagno ottenuto dallo sfruttamento è risultato “molto significativo” di migliaia di euro al giorno. Nel medesimo contesto investigativo il Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Perugia ha svolto accertamenti patrimoniali nei confronti dei soggetti coinvolti che – viene spiegato ancora – palesavano una elevata disponibilità economica a fronte dell’assenza di fonti di reddito ufficiali. Infatti risultavano avere la disponibilità di numerose auto di lusso (Porsche, Mercedes, Audi e Bmw) nonché di immobili e terreni in Romania, sebbene avessero avuto, fra l’altro, accesso al reddito di cittadinanza per il quale in pochi mesi avevano già ottenuto indebitamente oltre 22 mila euro. All’esito delle indagini patrimoniali, il Gip ha quindi disposto il sequestro dei beni nella disponibilità degli indagati, nonché di otto autoveicoli, per un valore di 256.000 euro ritenuti frutto dello sfruttamento della prostituzione.