Tagli alla sanità, dalla grande fuga allo sciopero: dalla mezzanotte medici e infermieri si astengono dal lavoro. Forte adesione in Umbria

Dopo la grande fuga dagli ospedali ora arriva lo sciopero di medici e infermieri. Dalla mezzanotte di oggi a quella di domani medici ospedalieri, infermieri e gli altri operatori sanitari si fermeranno per protestare contro le scelte del governo Meloni. “Da eroi a invisibili, il governo volta le spalle ai medici”, sarà lo slogan che caratterizzerà la manifestazione prevista domani. Carenza di personale, mancate assunzioni, tagli dei posti letto, stipendi sotto la media europea: sono soltanto alcune delle motivazioni che hanno spinto il personale sanitario all’astensione dal lavoro. Una mobilitazione contro la manovra del governo e in difesa del Servizio sanitario nazionale. ” La sanità pubblica non si svende, si difende !”, affermano i sanitari che domani scenderanno in piazza per esprimere a gran voce la loro rabbia e delusione.  La protesta è anche contro l’annunciato ridimensionamento delle pensioni ai lavoratori del settore.  Verranno garantiti solo i servizi pubblici essenziali come emergenza e Pronto soccorso: non garantite, invece, le attività prenotate e programmate. Una delegazione di medici umbri andrà a Roma, domani, per la manifestazione nazionale. Stando alle stime l’adesione si annuncia sostenuta anche in Umbria dove il malessere è sempre più forte. Sarà, quindi, una giornata difficile negli ospedali umbri, già alle prese con una forte carenza di medici e infermieri. In Umbria da diverso tempo si registra una vera e propria fuga dal servizio sanitario pubblico. L’ultimo caso è quello dell’ortopedico Ermanno Trinchese che dal 1 dicembre ha lasciato l’ospedale di Perugia per andare a lavorare nel privato. Pesa la carenza di personale, turni massacranti e massicce dosi di stress. Pesano gli investimenti bassi nella sanità pubblica, l’insoddisfazione per le condizioni di lavoro e la mancanza di riconoscimento professionale che il sistema non riesce più a garantire. In Umbria i numeri, purtroppo, non lasciano dubbi sulla criticità della situazione: il sistema sanitario è in decadenza con un impoverimento progressivo che rischia di non essere più sanabile. E’ stato il disperato appello rivolto alla politica regionale dall’intersindacale medica dell’Umbria poco tempo fa. Carenza di personale in tutti gli ospedali umbri, lunghe liste di attesa, inadeguatezza delle strutture sanitarie, instabilità politico-istituzionale, mancanza di programmazione:  una marea di criticità ricordate in un incontro a Perugia da Giovanni Lovaglio, portavoce intersindacale dei medici dell’Umbria. “Paghiamo la mancanza di programmazione sanitaria – denunciò Cristina Cenci, presidente regionale della Cimo Fesmed, cinque mesi fa  – il mancato  funzionamento della macchina organizzativa ospedaliera e lo scotto della mancata programmazione sulle strutture complesse, oltre ad una carenza di personale dovuto al mancato ripristino del normale turnover che ha portato rispetto al 2018 ad avere 288 dirigenti medici in meno. Questo comporta un servizio sanitario che non corrisponde alle loro aspettative”. Tanti motivi che porteranno domani, martedì 5 dicembre, medici e infermieri dell’Umbria  a tenere le braccia conserte per esprimere ancora una volta la loro delusione e amarezza.