Cannara, si dimette la presidente degli Irre Di Stefano

CANNARA – Gli Irre sono ormai incandescenti. Dopo la battaglia legata alla trasformazione e tutto quello che ne è scaturito in campagna elettorale, un altro colpo di teatro: le dimissioni della presidente  Francesca Di Stefano. Dimissioni sancite da una lunga lettera al vetriolo.

Sono stata chiamata sei anni fa dalla Regione all’incarico di Presidente degli Istituti Riuniti di Ricovero e Educazione di Cannara, nomina che ho accettato di buon grado convinta che questo Ente costituisca una risorsa importante per la collettività cannarese, per i servizi che presta e per la storia di valori spirituali, sociali, culturali e civili che rappresenta e testimonia.

Ho profuso il mio impegno, a titolo rigorosamente gratuito, cercando di valorizzare l’enorme potenziale di persone che vi lavorano e dei volontari che prestano generosamente la loro opera, per rafforzare e mantenere gli equilibri di bilancio e la sostenibilità dell’Ente, per innovare e innalzare la qualità dei servizi.

Con grande senso di responsabilità non ho mai smesso di credere nella bontà dell’Istituzione che rappresento e con perseveranza e caparbietà ogni giorno ho combattuto per superare le enormi difficoltà e i problemi quotidiani che si presentano, a cominciare dalla necessità di reperire risorse sufficienti per assicurare i servizi.

Credo che il risultato del lavoro svolto sia sotto gli occhi di tutti e non temo smentite al riguardo.

C’è però un’amarezza che mi ha accompagnato in tutto questo tempo, perché proprio coloro che a parole si sono eretti e autoproclamati difensori degli IRRE, hanno in tutti i modi cercato di distruggere ciò che giorno per giorno si andava costruendo. E nessuna come questa Amministrazione è stata tanto latitante, non ha prestato orecchio né messo il cuore per cercare di sostenere il lavoro faticosamente portato avanti da anni.

Con senso di responsabilità e serietà non mi sono mai abbattuta.

Non quando è stato strumentalizzato il percorso di trasformazione dell’Ente e sono stata additata in manifesti, articoli e finanche in piazza come colei che voleva svendere l’Ente. Anche l’Amministrazione comunale ha prestato il fianco a questo gioco al massacro, perché non hanno mai sentito la necessità di ristabilire i termini di una corretta e sana informazione. Ma verrebbe da chiedere, quante ore di volontariato nell’Ente ha svolto chi passava il tempo ad inveire? E il Sindaco, quanto del suo tempo ha prestato per reperire risorse o contribuire al sostegno del servizio della scuola di infanzia, l’unica del paese?

Protagonista diveniva sempre più la scelta di trasformazione, eppure ho continuato con serietà a svolgere il mio compito,  non mi sono sentita sfiduciata, per me l’Azienda di Servizi alla Persona o Fondazione non è stata mai una questione dirimente. La questione fondamentale è avere le risorse per assicurare un insegnante di sostegno ai bambini che ne hanno necessità, è garantire un servizio scolastico di livello adeguato, è impegnarsi per un servizio di farmacia al passo con i tempi, è offrire degli spazi salubri per l’attività educativa, assistenziale e sociale.

Invece, il tema su cui si sono fossilizzati alcuni cittadini è stato solo come clericalizzare l’Ente attraverso uno Statuto che consegna tutto in mano a rappresentanti della Parrocchia e agli Istituti religiosi, invece che lavorare per mantenere servizi moderni rivolti a tutti i cittadini in condizioni di assoluta parità e trasparenza.

Si è preferito per motivi elettorali dilaniare il paese, il tema è stato sempre quello, ideologico, addebitare al nemico (tra cui la sottoscritta) l’intento di voler “cacciare” le suore.

Io che sono fortemente convinta che la presenza delle suore sia un valore, ho tenuto rapporti con la Casa delle figlie di Maria Ausiliatrice, ho rassicurato e cercato di creare un clima di serenità, ho costruito tutti i ponti possibili, mentre gli altri strillavano in piazza e nonostante sapessi che il giorno dopo qualcuno avrebbe disconosciuto il mio lavoro. Avevo già avvertito e sensibilizzato sui problemi veri che le religiose si trovano ad affrontare e la campagna d’odio fomentata non ha aiutato a risolverli, ora che la Vicaria ha dato l’annuncio che lasceranno la scuola di Cannara, inviterei il Sindaco ad interrogarsi sul proprio impegno, se è stato sufficiente, se in questi anni ha seriamente sostenuto la scuola dell’infanzia.

C’è un intento subdolo che è sempre più difficile arginare , con disinvoltura si stanno portando avanti alcune azioni in autonomia, nascostamente. Non mi preoccupo per il mio ruolo, che di fatto s’intende esautorare, ma delle sorti dell’Ente.

Perché gestire gli Irre è un’attività complessa, richiede una sensibilità e conoscenze che si acquisiscono solo con l’impegno quotidiano, con umiltà e la dedizione giornaliera, diversamente ogni azione è foriera solo di gravi danni. La supponenza non aiuta a conseguire il bene comune.

In tutto questo c’è l’avallo dell’Amministrazione comunale che, o è assente, oppure agisce senza tener minimamente conto delle esigenze degli Irre, anzi, destina sempre meno risorse per perseguire non si sa bene quali altri prioritari interessi.

Con il tempo ho dimostrato che le difficoltà non mi hanno spaventato, che il sacrificio e l’impegno quotidiano non mi pesa, ma il mio spirito di sacrificio e la mia volontà disinteressata non bastano più ad arginare la deriva in cui si vogliono trascinare gli Irre. Assistere a questa situazione è insostenibile per chi come me ha creduto e crede nel prezioso contributo che questo Ente assicura al bene comune.  

Per tali motivi e con grande rammarico comunico di aver rassegnato le dimissioni da Presidente degli istituti Riuniti di Ricovero e educazione di Cannara.

Francesca Di Stefano

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