Case popolari, i sindacati contro la nuova legge regione: “Gravissima ingiustizia”
PERUGIA – “La nuova legge regionale n. 3 del 29 maggio 2019 in materia di edilizia residenziale pubblica è una clamorosa ingiustizia”: i sindacati e le associazioni degli inquilini dell’Umbria Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini, assieme a Cgil, Cisl e Uil regionali, denunciano con forza l’iniziativa legislativa presa dalla Regione, peraltro dopo le dimissioni della Presidente Catiuscia Marini, che colpisce duramente le fasce più deboli tra gli assegnatari delle case popolari in Umbria (circa 7 mila famiglie).
“La nuova legge, varata senza tenere minimamente in considerazione le nostre proposte – hanno affermato i rappresentanti di associazioni e sindacati nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina – introduce anche per la determinazione dei canoni lo strumento dell’Isee, producendo un effetto distorsivo che penalizzerà fortemente i nuclei con un solo componente (circa 2 mila persone), portando ad un incremento del canone che potrà arrivare fino al 300 per cento”.
Altra gravissima questione sottolineato nella conferenza stampa è quella della reintroduzione – nonostante la precedente cancellazione ottenuta grazie alla mobilitazione dei sindacati – del limite di 10mila euro di beni mobili per poter mantenere il diritto alla casa popolare. “Questo significa – hanno spiegato i rappresentanti delle sigle degli inquilini – che un nucleo familiare che possiede una piccola utilitaria potrebbe perdere il diritto alla casa e quindi essere cacciato”.