Foligno, tre ginecologi condannati dalla Corte dei Conti a risarcire 1,8 milioni di euro per lesioni gravi a un neonato

Era settembre di venti anni fa quando una donna arrivò all’Ospedale di Foligno per partorire, dopo 41 settimane di gravidanza. Venne ricoverata nel reparto di Ostetricia e Ginecologia ed era già mamma di un figlio nato col cesareo. Purtroppo – almeno questa è l’accusa – qualcosa è andò storto e il bambino che portava in grembo nacque con diversi problemi. Oggi – a distanza di tanti anni – arriva la condanna per tre ginecologi. I giudici della Corte dei Conti dell’Umbria hanno, infatti, condannato tre ginecologi a pagare 1,8 milioni di euro in favore della Usl 2 per ” gravi condotte colpose”. Si tratta dei medici che all’epoca dei fatti prestavano servizio proprio nel reparto di Ginecologia, riconosciuti colpevoli di “comportamento gravissimo e superficiale”. Sarebbero stati “negligenti” per non aver fatto immediatamente il parto cesareo che “fu invece eseguito molto tardivamente, allorché l’utero era ormai rotto e la placenta distaccata”. I giudici hanno completamente sposato le richieste della Procura, individuando e selezionando le responsabilità specifiche dei tre camici bianchi. Un milione e centotrenta mila euro di risarcimento per il medico,  70enne, che ordinò tardivamente il cesareo e che, “pur in presenza di un tracciato non rassicurante delegò la gestione della partoriente all’ostetrica, non intervenendo personalmente se non quando era ormai troppo tardi”. Il medico, 72enne, che aveva seguito per tutta la gravidanza la donna è stato condannato a 565 mila euro. Terza condanna per una dottoressa, 66enne, che dovrà provvedere ad un risarcimento di 188 mila euro; la professionista del San Giovanni Battista di Foligno era di turno nelle prime ore di travaglio. Tutti responsabili, quindi, per la Corte de Conti: ora dovranno risarcire  l’Azienda sanitaria Umbria 2. Prima della giustizia contabile si era pronunciato il Tribunale civile di Perugia. Tra l’altro i giudici sottolineano anche “la scorretta tenuta della cartella clinica” dove sarebbero state riscontrate “numerose cancellature e orari non coincidenti con il possibile svolgimento dei fatti reali”. La Corte dei Conti si è avvalsa di due consulenti, un medico legale e un professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia, entrambi dell’Università Federico II di Napoli. Naturalmente si tratta della sentenza di primo grado che sarà immediatamente appellata dai tre camici bianchi.