Palazzo Cesaroni, scontro in Ufficio di presidenza. Mancini: “Sul minidirigente intervenga l’Anac”. Porzi: “Iniziativa scorretta”

PERUGIA – Volano gli stracci a Palazzo Cesaroni. Lo scontro, a suon di comunicati al veleno vede protagonisti il vicepresidente leghista Valerio Mancini e la presidente Donatella Porzi. Argomento del contendere? La riorganizzazione della macchina dell’Assemblea legislativa. Apre le danze il rappresentante del Carroccio nell’Ufficio di presidenza. Ieri l’annuncio della richiesta all’Anac per la verifica della correttezza della proposta di sospensione e delle misure anticorruzione vigenti per il conferimento degli incarichi di minidirigente.

“L’attuale Piano Anticorruzione dell’Assemblea – spiega Mancini – ha previsto, fin dal 2017, che per diventare minidirigente occorra superare una procedura comparativa, trasparente e aperta a tutti i dipendenti qualificati. Con la recente proposta di deliberazione si vorrebbe invece sospendere tale misura anticorruttiva per tutto il 2018, senza alcuna motivazione apparentemente valida, proprio ora che sembrerebbe si vogliano conferire nuovi incarichi. Non ci sarà così una vera competizione fra i dipendenti e i migliori rischieranno di non aggiudicarsi la minidirigenza”.

“Con dispiacere devo constatare – aggiunge Valerio Mancini – come quest’ultima vicenda non rappresenti che l’ennesima forzatura sulla riorganizzazione dell’Assemblea legislativa, considerato che anche le richieste di incontro dei sindacati sono cadute nel vuoto. Infatti Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto più volte un incontro con l’Amministrazione per discutere sulla riorganizzazione del personale, ma a quanto risulta non sono
mai stati convocati. Una scelta che, in qualità di membro di questo Ufficio di presidenza, trovo quanto meno irrispettoso della normale dialettica a tutela della trasparenza e dei diritti dei lavoratori dell’Assemblea che operano fattivamente”.

La presidente Porzi si arma di clava e picchia: “Scorretta, ingiustificata e indice di
scarsa consapevolezza del ruolo di componente dell’Ufficio di presidenza”, così definisce  l’iniziativa del vicepresidente Valerio Mancini .  “La proposta di atto in questione – spiega Porzi – era iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna dell’Ufficio di Presidenza che avrebbe quindi dovuto discuterla e, se del caso, approvarla. Ma il vicepresidente Mancini, dopo due anni e mezzo di presenza nell’Ufficio di Presidenza, sembra non voler comprendere che questo è un organo collegiale di ‘gestione’, le cui decisioni dopo accurata valutazione, debbono essere condivise e non soggette ad assurde e sterili contrapposizioni tra maggioranza e minoranza. In questa interpretazione, profondamente sbagliata, del proprio ruolo – aggiunge – il vicepresidente Mancini ha scelto in questi anni di non votare alcuni degli atti approvati, a volte utilizzando
tali sue decisioni come argomento di polemica politica, determinando una inaccettabile situazione di ‘uso improprio’ delle funzioni istituzionali”.

La presidente Porzi ritiene inoltre che il vicepresidente Mancini rispetto all’iniziativa nei confronti dell’Anac abbia instaurato “nuove tipologie di atti da sottoporre agli organi sovraordinati di controllo: gli atti in ‘procinto’, ‘presunti’ o ‘potenziali’. Nella proposta in
questione, infatti, a differenza di quanto sostiene Mancini, si stabilisce semplicemente che fino alla definizione dei nuovi assetti organizzativi, conseguenti alla prossima firma del contratto delle Funzioni locali si procede alla proroga degli incarichi già conferiti e in essere (scadenza 31 marzo ndr), come previsto dal contratto stesso. Considerato che il periodo di proroga coprirà solo il tempo necessario a ridefinire l’organigramma della
struttura, si chiede di derogare all’applicazione di quanto previsto nelle misure di prevenzione della corruzione relativamente alle procedure di selezione pubblica da attivare. Ovviamente la nuova proposta di assetto della struttura e le sue regole applicative, una volta definite, saranno sottoposte al confronto con le organizzazioni sindacali”.

“Voglio ricordare – conclude la Presidente – che l’Ufficio di Presidenza ha già deliberato a suo tempo, con il voto favorevole dello stesso Mancini, il taglio di ben sette delle 32 posizioni organizzative di Palazzo Cesaroni. Il 20 per cento del totale, in linea con quanto suggerito dall’analisi della Corte dei Conti”.

 

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