La vita del grande cantante lirico perugino Mario Petri rivissuta, sulle sponde del Trasimeno, sfogliando le pagine del libro-romanzo che gli ha dedicato la figlia Romana

‘’Quando è nato pesava poco più di due chili, ma era forte, per questo ce l’aveva fatta, altrimenti non sarebbe sopravvissuto’’. Sono le prime due righe di un romanzo biografico che Romana Petri, figlia del grande cantante lirico perugino Mario Petri, dedica a suo padre, il baritono che dagli anni m’50 al 1975 fu una delle stelle vere del melodrammA internazionale. Morto soltanto a 63 anni, a Città della Pieve, perché stroncato dal crepacuore inflittogli dalla feroce ed egoistica cattiveria dello stesso ambiente che gli aveva consentito di diventare popolarissimo, ricco e ammirato. In particolare lo aveva psicologicamente ucciso il voltafaccia del maestro Riccardo Muti che, dopo averlo voluto al suo fianco, improvvisamente decise di emarginarlo ,dicono gli esegeti delle fonti per reazione ad una recensione giornalistica che aveva esaltato la prova del cantante, avvilendo quella del direttore d’orchestra.

Il gigante Mario Petri, uno statuario ‘apollo’ di un metro e 93, era evidentemente tanto forte fuori quanto fragile dentro. La delusione- non solo quella infertagli da un Maestro al quale lo legava amicizia e stima- lo indusse a ritirarsi di colpo della scene e lo spinse quasi a lasciarsi morire nella campagna pievese.ù

La figura di questo grande (in tutti i sensi) personaggio è stata rivissuta al ‘’Caffè letterario’’ di Passignano scorrendo, in pubblico, le pagine del libro (‘’Le serenate del Ciclone’’) scritto dalla figlia, Romana. E’ una delle iniziative di ‘’Isola del libro Trasimeno’’ che per la quarta volta arricchisce i mesi estivi presentando, e commentando (attorno al lago), libri di autori noti, ma anche semisconosciuti. Una apprezzabile spinta di incoraggiamento per chi, pur in un periodo di crisi del mercato letterario, continua a credere nel fascino delle cose ben scritte e nel fascino di tonificanti letture.

Romana (attorniata da Carlo Antonio Ponti e Guido Barlozzetti) ha proposto alla platea (davvero coinvolta) la figura di un padre affascinante (anche come babbo), eppure non estraneo ai difetti e ai limiti umani. Un uomo fisicamente bellissimo, liricamente straordinario, incapace, comunque, di affrontare col giusto equilibrio i cimenti della vita. Da ragazzo Mario Petri, abile ‘’scazzottatore’ a fianco di amici ‘’scazzottatori’’, ha perfino fatto il pugile ‘’pur di guadagnarsi i soldi per studiare la musica e il canto’’. Lui, figlio del carbonaio di via dei Priori, a Perugia, pretendeva da sè ,comunque, mille modi, per esprimere la sua prorompente vitalità.

Emergono, nel libro, l’infanzia di un bambino irrequieto, l’adolescenza di un ragazzo con la frenesia addosso, la giovinezza di un uomo di successo, il declino di una persona più matura piegata dalle delusioni. E attorno non solo le stelle filanti dei trionfi mondiali, ma anche la Perugia del popolo (con tanto di espressioni dialettali) e la campagna, rifugio di una serenità disperatamente ricercata. Rivivendo Mario Petri si è portati istintivamente a riflettere sulle parabole di ogni uomo. E forse si riesce ad avvertire l’urgenza di far tesoro delle esperienze. Anche di quelle altrui.

Gianfranco Ricci

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