Le oscure e segrete manovre che spinsero verso il fallimento societario il Perugia dei Gaucci. Il giovane Alex:’’Avevamo i conti in regola, eppure…’’

Al Festival del calcio ( la bella iniziativa perugina giunta alla seconda edizione) è tornato sulla pubblica scena, dopo tanti anni di lavoro all’estero, Alessandro Gaucci, il figlio del ‘’Ciclone’’ Luciano. Di recente ha operato da manager a Cadice e a Marbella, in Spagna.

Di fronte ad una folta platea Gaucci jr., sollecitato dai giornalisti testimoni del tempo che fu, ha ripercorso alcune delle più significative tappe dell’era gaucciana a Perugia. Anticipando, senza rivelare troppo, le ‘’misteriose manovre’’ che una decina di anni fa travolsero finanziariamente il Perugia.

Io ricordo con quanto accanimento e con quanta disperata dedizione il giovane Gaucci si fosse dedicato ad un’opera di salvataggio che per la sincerità degli intenti avrebbe meritato miglior sorte.

Serio, maturato, irrobustito da esperienze anche internazionali, Alex ha indugiato sui momenti di gioia e anche su quelli molto amari, confidando altresì di aver avuto anche vivaci contrasti col padre quando non condivideva certi atteggiamenti troppo autoritari nei confronti della squadra o eccessivamente plateali. Un presidente- riconosciamolo con la franchezza che gli è dovuta- testardamemte capace di regalare a Perugia e al Perugia grandi soddisfazioni, ottenute non solo con la forza del danaro, ma anche con competenza tecnica e ferrea volontà.

Oggi il sor Luciano purtroppo è alle prese con una salute malferma. Un’augurale stretta di mano gli compete senza dubbio.

Due, nei racconti di Alessandro, le fasi di personalissima sofferenza: la prima quando, nel 2000, si mise, con l’entusiasmo dei giovani, alla testa di una Società che pretese di affrontare il campionato col ponteggiano Cosmi e con calciatori non già affermati; la seconda, pochi anni dopo, allorché dovette lottare con l’incubo di una fallimento finanziario che purtropppo scattò davvero.

Della prima ha detto: ‘’Non ci credeva nessuno. Dandoci per spacciati ci impallinarono a Perugia e nel resto d’Italia. Supposero che non avremmo fatto neppure cinque punti. Solo di fronte all’evidenza di una buona stagione corressero quell’esagerato scetticismo. Per me e Serse fu una bella rivincita ottenuta perché fummo uniti e bravi’’.

La seconda sofferenza(conto alla rovescia verso il fallimento societario) l’ha affrontata senza scendere nei dettagli. Ha lasciato capire che manovre oscure e vigliacche, architettate nel mondo della finanza, avevano affossato un club che- sostiene- ‘’aveva i conti in regola e i bilanci apposto. Avevamo posto tutte le premesse per continuare a far bene in Italia e perfino in Europa’’. Insomma sull’innocenza finanziaria del suo babbo e sua personale si è confermato depositario di segreti che evidentemente si riserva di portare in luce in momenti più opportuni.

Alex aveva condiviso molto dell’impegno paterno iniziato agli inizi degli anni ’90 e protratto per più di un decennio. Dal 2000 in poi Gaucci jr si era portato da solo sul ponte di comando mandando in campo un gruppo un prevalente gruppo di ragazzi smaniosi di sacrificarsi per fare carriera. Fra questi lo sconosciutissimo Fabio Grosso, il difensore che nel 2006, nella finalissima contro la Francia di Zidane, mise a segno il rigore che assegnò all’Italia il Campionato del mondo.

Gianfranco Ricci

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