Nocera Umbra, il richiamo della Lega per il Lavoro: “Tante opportunità ma pochi progetti, le istituzioni facciano attenzione”

NOCERA UMBRA – “Ventotto milioni di euro, j.p. industries, fondi Psr per l’agricoltura, fondi aree interne, 30 milioni rocchetta, questo elenco formato da soldi e posti di lavoro se messi a leva, non possono che rilanciare questo territorio fortemente martoriato che ha portato  il governo nazionale a dichiarare il comune di Nocera Umbra” area depressa”. Così la Lega per il Lavoro che esprime forte preoccupazione perché “molti sono i milioni messi a disposizione per la fascia appenninica umbra ma oltre agli annunci non vediamo muoversi nulla se non qualche limitatissima opportunità”.

“Vedere aziende come la Jp industries ferma al palo perché non si trova un prestito, è assurdo e pazzesco se  messo in relazione con la situazione drammatica in cui versa l’ imprenditoria italiana. Più o meno sulla stessa linea la vicenda Rocchetta, un investimento importante, che vede scendere in difesa enti,  associazioni, l’ultima Confindustria regionale, partititi politici di varia estrazione, sindacati e liberi cittadini e molti altri, bloccati da cavilli burocratici e da chi di lavoro non ha problemi. Inoltre i vari bandi messi a disposizione dall’accordo di programma per la riqualificazione dell’area ex MERLONI e il reimpiego dei dipendenti  dati dalla legge 181 e per la ricerca e sviluppo, altri messi a disposizione dalla regione per artigiano, commercianti  e piccole imprese, sommate ai bandi del piano sviluppo rurale, rischiano di non trovare soggetti,  in quanto senza le dovute idoneità non sono in grado di utilizzarli”.

La Lega per il lavoro richiama quindi le istituzioni affinché “le istituzioni e non solo quelle locali stiano vicine al territorio e sostengano anche con indirizzi i soldi stanziati , gli annunci ci sono stati ad ora bisogna passare ai fatti. il tempo per questo territorio sta scadendo, il perdurare della crisi economica e lavorativa sta riportando a valori elevati l’emigrazione e povertà , pertanto non vorremmo che la storia torni a ripetersi come il museo dell’emigrazione di Gualdo Tadino  ci ricorda quotidianamente”.

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