ANCHE l’UMBRIA SPERA NELLA RIPRESA

di Pierluigi Castellani

E’ da un po’ di tempo che in Umbria non si registravano previsioni di speranza per il futuro dell’economia . Sono gli stessi rappresentanti delle attività produttive che registrano questa nuova fiducia per un rapido ritorno ai livelli pre covid-19. Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni ricorda che in Umbria nascono ora più imprese di quanto ne muoiano anche se il trend positivo risulta ancora debole perché la crescita è appena dello 0,21%. Anche il presidente di Cna Umbria Michele Carloni , come riferisce Il Messaggero, segnala per la nostra regione un incremento del Pil del 6,1% per  il 2021 e una risalita dei consumi nel 2022 ai livelli pre Covid anche se mancano 9 mila addetti rispetto al 2019. E’ però da notare, sempre a detta del presidente Carloni, che ” le offerte delle nostre imprese non incontrano le esigenze di molti giovani in cerca di occupazione, né quelle di disoccupati che preferiscono restare alla finestra e contare su ammortizzatori sociali come la Naspi o il reddito di cittadinanza, che sono strumenti sicuramente idonei a combattere la povertà e a ridurre le disuguaglianze, ma necessitano di essere  cambiati radicalmente nel loro funzionamento”. Sulla medesima lunghezza d’onda le dichiarazioni del neo presidente di Confindustria Umbria Vincenzo Briziarelli secondo il quale, come riferisce sempre Il Messaggero, ora ci sarebbe l’occasione di ” orientare il futuro delle imprese e della regione  per i prossimi 20 anni: c’è una convergenza di fattori che consentono di cambiare in senso strutturale il Paese, l’Umbria, le aziende”. E’ evidente che il riferimento è alle opportunità offerte dal recovery plan e dall’azione  di riforme che il governo Draghi sta mettendo in campo. Ma sembra chiaro che l’imprenditoria umbra vuole cogliere queste nuove occasioni. L’Umbria quindi non vuole rimanere indietro e vuole assumere un nuovo protagonismo che dovrà essere assecondato dalla sinergia con tutte le istituzioni, che dovranno farsi trovare pronte all’appello che tutta la comunità regionale a loro rivolge. Ci sono altre questioni molto evidenti. La domanda e l’offerta di lavoro stentano ad incontrarsi. Risultano posti di lavoro, 200.000 secondo la stima nazionale, che rimangono vuoti perché non ci sono le professionalità richieste. E’ evidente che non solo le politiche attive del lavoro debbono essere riformate e potenziate, ma anche  il sistema di istruzione deve adeguarsi alle esigenze del mondo produttivo. C’ è nei piani del governo il potenziamento degli  Istituti Tecnici Superiori (ITS), che tanto hanno contribuito al successo dell’economia in Germania, c’è la riforma degli ammortizzatori sociali e quella del reddito di cittadinanza, tutto questo può servire anche alla nostra regione, che ha voglia di ripartire e produrre. Nessuno però deve dimenticare che questo desiderio di ripresa, questo filo di speranza che viene coltivato è legato intimamente al non abbassare la guardia nella lotta al Covid-19. La stragrande maggioranza del paese lo ha ben compreso anche  se la minoranza dei no vax e dei no green pass è così rumorosa. In Umbria si registra una lieve, anche se non preoccupante, ripresa del contagio. Dobbiamo stare attenti se vogliamo che le speranze , registrate in questi giorni, diventino realtà.