Colosseo

stella/In occasione della Festa dei Musei, per carenza di uscieri, il Colosseo rischiava di rimanere chiuso al pubblico. Ma con una botta di sorprendente generosità la dott.ssa Barbara Nazzaro (la dirigente del Ministero dei Beni culturali che fece da guida alla visita privata di Obama) sostituirà, in compagnia di altri due alti dirigenti, gli uscieri come volontaria vigilantes. Commento del nostro dirimpettaio: “Se il Colosseo fosse stato a Firenze, si sarebbero candidati come vigilantes tanti di quei dirigenti da ostacolare l’accesso ai visitatori”.

Un pensiero riguardo “Colosseo

  • Mag 17, 2014 in 12:16
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    L’affaire Colosseo ha innescato una vera e propria girandola di dichiarazioni e commenti, spesso di voci in libertà senza una minima idea della questione: da interno al sistema (sono un collega degli “uscieri”, in realtà Operatori e Assistenti alla Fruizione, Accoglienza e Vigilanza) mi preme chiarire alcuni concetti che, per brevità o superficialità, nella stampa locale e nazionale sembrano non aver trovato spazio. L’evento “Notte dei Musei” è, dal punto di vista di chi è chiamato a parteciparvi da lavoratore, una prestazione straordinaria, e come tale subordinata alla disponibilità volontaria del personale. E’ così ovunque, e non vedo perché dovrebbe essere altrimenti. Anche per questo, che il ministro Franceschini si rammarichi di non avere, in casi come questi, strumenti coatti tipo la precettazione mi sembra quanto meno fuori luogo. Altrettanto inadeguate sono sembrate le “sparate” di alcuni esponenti politici (non ultima quella dello stesso Renzi, che avrebbe mandato i suoi ministri): tra tutte, scelgo quella (non ricordo di chi, mi si perdoni l’imprecisione) di impiegare i condannati per reati penali ai servizi sociali, che mi sembra francamente l’esempio più lampante di una totale ignoranza del problema; per quanto, lo devo ammettere, la possibilità di vedere Berlusconi che strappa i biglietti, rincorre i visitatori per impedire di fare foto (No foto, cribbio!) e indica dove sono le toilette avrebbe costituito da sola una valida motivazione! Il fatto è che, in materia di Beni Culturali, e in particolare di impiego delle risorse e delle professionalità, l’approccio è ogni giorno più approssimativo e, in certi casi, banalizzante. I lavoratori dei siti museali statali, Operatori e Assistenti, hanno professionalità acquisite e riconosciute, funzionali allo svolgimento del loro lavoro e imprescindibili per la fruizione delle sedi che conservano il nostro patrimonio culturale. Si tratta di esperienze tecniche, in particolar modo rilevanti nel caso di situazioni di emergenza e primo soccorso, certificate da corsi e stabilite come necessarie da leggi dello Stato (la 81, per capirci). L’apertura delle sedi museali, analogamente, deve avvenire in contesti di sicurezza, con l’utilizzo di personale adeguatamente preparato e in numero sufficiente, in grado di controllare tutte le situazioni a rischio, di padroneggiare gli strumenti deputati al controllo, di poter garantire una risposta seria ed efficace a qualsiasi situazione critica. Cosa succede poniamo il caso, se una sede si allaga (è successo…), se qualcuno rimane chiuso in ascensore, se qualcuno si sente male, se le persone che vogliono entrare sono troppe? Di chi è la responsabilità di prendere decisioni? Chi deve intervenire, con quali competenze? Cosa deve fare? Ho l’impressione che l’idea, ormai appartenente al secolo scorso, del “custode” del Museo (anche se a me ancora piace definirmi così!) come di uno che si siede e si addormenta appoggiato ad una statua, o che ha come primo interesse la mattina quello di nutrire le colonie gattare dell’area archeologica, si sia confusa con quella, molto più preoccupante, del lavoratore dello Stato per definizione fannullone e buono a nulla, creando un mix di preconcetti e falsità sulla figura dei “custodi” che sta raggiungendo livelli ormai non più tollerabili. I comportamenti del singolo, quando non rispondenti alla norma, vanno certo sanzionati, ma come tali attengono alle responsabilità del singolo; si deve invece recuperare la coscienza di una professionalità che non può essere maltrattata e misconosciuta, così come è accaduto per i colleghi in servizio al Colosseo.

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