E’ TORNATO LO STATO

di Pierluigi Castellani

La pandemia e la crisi economica, causata dalla guerra in Ucraina dovuta all’invasione del paese da parte della Russia di Putin, hanno fatto emergere la necessità di un ruolo più attivo dello Stato nella società italiana e nell’economia. La diffusione del virus Covid-19 ha sollecitato l’intervento dello Stato, non invasivo, per evitare la rapida diffusione del virus e per rispondere alle nuove emergenze sanitarie, nonché per assicurare in modo equo a tutte le regioni la distribuzione del vaccino e la necessaria vaccinazione di massa di tutta la popolazione. In questa occasione anche la UE ha avuto un ruolo importante per l’acquisto del vaccino e per la sua equa distribuzione a tutti gli stati membri. E’ stato quindi necessario ripensare i termini del prevalente interesse nazionale nel rapporto tra Stato centrale e Regioni. Ma il ruolo dello Stato è divenuto ancor più necessario per rispondere in modo adeguato all’emergenza economica dovuta alla guerra in Ucraina. Ristori, sostegno alle famiglie ed alle imprese, necessità di assicurare  l’approvvigionamento energetico del paese per sottrarlo a condizionamenti esterni, tutto questo ha portato ad un ruolo attivo dello Stato come non si ricordava dal momento dell’arretramento dello Stato in economia , che si è avuto dalla fine degli anni ’90 ad oggi. Ma quali sono i rischi di questa nuova presenza pubblica in una società complessa come quella di oggi? A questa domanda cerca di rispondere Giuliano Amato con il suo lavoro “Bentornato Stato, ma”, edito di recente da Il Mulino. Amato parte dalla constatazione che  ” lo Stato, solo lo Stato poteva essere chiamato a rispondere a questa suprema esigenza” , con riferimento alla crisi pandemica ed economica. Soprattutto in economia il rapporto tra Stato e mercato va vissuto con una visione nuova, che tenga conto dei fallimenti del mercato senza frettolosamente giungere a concludere che  i fallimenti del mercato conducono a desumere che ” sul mercato non si può più contare”. Né si può giungere ” a rivendicare il primato dell’uno sull’altro” mentre non si può escludere ” che possa essere proprio l’interazione con l’intervento pubblico a portare la scelta imprenditoriale nella direzione della razionalità economica”. La crisi energetica, sostiene Amato, ha evidenziato la necessità che per soddisfare le esigenze essenziali per la vita delle imprese, e per ragioni di sicurezza nazionale, non può essere lasciato il mercato, immerso in una globalizzazione senza regole, libero di ridurre un paese senza essenziali sostegni alla vita quotidiana delle persone. Ci sono ragioni anche strategiche per affidare un ruolo più pregnante allo Stato onde evitare che  lo strumento energetico  diventi arma letale di guerra come sta avvenendo ora per petrolio e gas naturale. Quindi sì ad un ruolo più forte dello Stato ma senza rischiare di tornare ai vecchi vizi della eccessiva burocratizzazione e della invasività dei partiti nella gestione delle imprese a partecipazione pubblica e nel sistema bancario. Non dimentichiamo infatti che fu il primo governo Amato ad avviare la stagione delle liberalizzazioni. E’ necessario quindi ripensare al ruolo del pubblico, soprattutto nel caso  di gravi  ed improvvise emergenze. Una democrazia moderna deve essere capace sempre di dare risposte immediate ed efficaci quando si verificano emergenze che  investono la contemporaneità . Altrimenti si rischia, avverte Amato, che si diffonda l’idea che solo uno Stato accentratore ed autoritario sia capace di affrontare le emergenze. Perciò ” Ben tornato Stato, ma ( è il ma del titolo) immune dai suoi vecchi vizi e lontano, in ogni circostanza, dall’hybris dell’accentramento autoritario”.