EX PRESIDENTI ATC, INDENNITA’ SUPPLETIVA, BARBERINI “RICHIESTA SCONCERTANTE

«In un periodo di crisi come quello attuale, la politica umbra deve prendere una posizione forte e dire no con fermezza alla richiesta di 200mila euro degli ex presidenti Atc, come indennità suppletiva».

Lo afferma il consigliere regionale del Partito democratico Luca Barberini annunciando di volere presentare una nuova interrogazione all’Esecutivo di Palazzo Donini sui compensi aggiuntivi agli ex presidenti degli Atc (Ambiti territoriali di caccia), dopo quella dello scorso dicembre e la risposta fornita in merito dall’assessore regionale all’agricoltura, Fernanda Cecchini, e in seguito alla notizia della richiesta di “ulteriori indennità suppletive” da parte degli ex presidenti.

«L’assessore all’agricoltura – afferma Barberini – ha spiegato che la Giunta regionale si è limitata ad adottare esclusivamente atti di propria competenza e quindi a stabilire soltanto i compensi mensili spettanti ai presidenti degli Atc per lo svolgimento della loro funzione. Il parere tecnico dell’ufficio legale della Regione ha poi evidenziato che la normativa regionale in materia non legittima in alcun modo il pagamento di indennità di fine mandato, stabilendo quindi un punto fermo secondo il quale gli ex presidenti Atc dovrebbero restituire i 15mila euro che si sono già attribuiti come compensi aggiuntivi di fine mandato.

A fronte di tutto ciò – prosegue il consigliere regionale del Pd – in questi giorni è emerso che gli ex presidenti degli Atc, sarebbero pronti a chiedere ulteriori 200mila euro a testa a titolo di arretrati e di indennità suppletiva, ricorrendo alle vie legali. Se tali voci venissero confermate, è opportuna una presa di posizione forte da parte della politica regionale che non lasci alcuno spazio a simili e sconcertanti pretese: su questioni del genere non sono ammissibili silenzi imbarazzanti.

In questo periodo di contenimento della spesa pubblica, in cui vengono chiesti grandi sacrifici ai cittadini – evidenzia Barberini – comportamenti del genere non sono tollerabili, soprattutto se provenienti da soggetti che per anni hanno gestito associazioni che utilizzano risorse pubbliche. Sarà la magistratura a giudicare – conclude – ma credo che la classe politica e le istituzioni regionali abbiano il dovere morale di dare un segnale chiaro ai cittadini, adottando iniziative specifiche che dicano con fermezza che tali somme non sono dovute e che la politica umbra non avallerà mai richieste simili».

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