I PARTITI E LA LEGGE DI BILANCIO

di Pierluigi Castellani

Chi ha una qualche esperienza delle aule parlamentari sa che sulla legge di lancio, una volta chiamata finanziaria, si affollano tutte le attese dei partiti, che veicolano le tante richieste dei corpi sociali, gruppi e corporazioni di cui è composto il tessuto sociale del paese. Le ragioni sono molteplici. La più importante è che la legge di bilancio, dovendo essere approvata entro il 31 dicembre di ogni anno , è l’unico veicolo sicuro cui agganciare le proposte dei singoli partiti, che altrimenti subirebbero il lungo iter delle legge normali con esiti indubbiamente non sicuri. Questo pone anche un problema di efficienza della nostra democrazia parlamentare, con due camere con eguali competenze, che spesso si rimpallano da l’una all’altra i provvedimenti, la cosiddetta navetta, senza decidere o quanto meno decidendo con estremo ritardo rispetto alle esigenze dei cittadini. Ecco perché in questi giorni si fa un gran parlare della legge di bilancio che dovrà essere presentata alle camere ed a Bruxelles dal governo Draghi. Ogni partito, sia di maggioranza che di opposizione, pensa di poter imporre la propria visione e le proprie  priorità e di piantare quelle bandierine di cui recentemente ha parlato il presidente della Confindustria Bonomi mettendo in guardia le forze politiche dalla snaturamento di una manovra, che dovrebbe avere una visione coerente e generale e non parcellizzata in tanti rivoli di interessi dal sapore puramente elettorale. Naturalmente sarebbe da ricordare al presidente Bonomi che spesso sono anche i suoi rappresentati, che bussano in modo lobbistico alle porte dei partiti. Ma è certo che la classe politica italiana dovrebbe riflettere sul fatto che già il presidente Draghi ha dichiarato di voler salvaguardare l’impianto generale della manovra con le scelte da lui indicate, che vogliono mantenere anche questa nuova legge di bilancio nel quadro delle compatibilità finanziarie imposte all’Italia dall’essere dentro il quadro europeo. Questo atteggiamento di Draghi induce comunque a qualche considerazione, perché appare superare la normale dialettica tra governo e parlamento  ponendo una questione tra ruolo dell’esecutivo e dinamica parlamentare. Qualcuno potrebbe chiedersi : ma allora a che servono i partiti e il parlamento chiamato molto spesso a ratificare solo i decreti legge ? La questione non è da poco, senonché tutto questo rimanda ad un problema ancor più complesso, che attiene all’efficienza della democrazia parlamentare, che è, come ricordano i testi sacri, discussione con decisione, appunto sottolineando con decisione. Un paese come il nostro, ancora alle prese con la pandemia e con la necessità di sfruttare al massimo quella ripresa che si sta palesando, va governato con puntualità ed efficienza ed è tutto sommato il compito che il Presidente della Repubblica ed i partiti della maggioranza hanno affidato ad un uomo come Draghi. Occorre quindi che i partiti riflettano sul fatto che ora bisogna salvare insieme alla dialettica parlamentare l’efficacia e la puntualità dei provvedimenti del governo, che ha preso un preciso impegno con i cittadini e con l’Europa, tanto che insieme alla legge di bilancio non occorre perdere di vista le riforme che Bruxelles  ha posto come condizione per l’erogazione dei fondi del recovery plan. Si è parlato di sospensione della politica con il governo di salvezza pubblica. Ebbene che non sia davvero sospensione anche della democrazia. Che le forze politiche approfittino di questo tempo per pensare anche a come migliorare la nostra democrazia, riproponendo ancora una volta temi che possono apparire divisivi, ma che sono nodi centrali prima o poi da sciogliere, come il superamento del bicameralismo paritario ed il rapporto tra potere centrale e livello regionale,. L’ emergenza in cui ancora siamo immersi e che potrebbe ripresentarsi in diversa forma anche nel futuro, impone una seria riflessione su queste problematiche da cui dipende il nostro futuro.