IL CACCIAVITE DI ENRICO LETTA

Nel suo libro ” Anima e cacciavite”, edito da Solferino, Enrico Letta cerca di dare una cornice sistemica al programma che, come segretario del Pd, intende portare avanti. Non tralascia di toccare diversi aspetti della complessa dinamica politica e sociale in cui si trova il nostro paese. Perché il metodo del cacciavite tipico strumento del riformista? E’ per superare lo “scarto oramai cronico tra l’annuncio, spesso altisonante, di una riforma, e la sua effettiva applicazione e attuazione”. Letta naturalmente vede l’Italia, con le sue disuguaglianze e distorsioni, nel quadro europeo. Un’Europa che risulta ora essere il necessario motore del cambiamento con il programma del Next Generation EU, che, con i relativi fondi a disposizione è “diventata, a ragione, la bandiera dell’Europa della solidarietà”. I temi proposti sono molti e vanno dalla sostenibilità ambientale, alla lotta alle diseguaglianze sociali, al dovere di recuperare quanti sono stati lasciati soli in preda alle paure di questo inizio di secolo “perché abbiamo permesso che la risposta ai bisogni legittimi di protezione  fosse appannaggio esclusivo della destra populista”.  E naturalmente all’istruzione che secondo l’autore è la vera sfida da affrontare per assicurare un futuro ai giovani e quindi all’Europa ed al nostro paese; senza dimenticare una gestione comune del fenomeno delle migrazioni ed una maggiore integrazione europea soprattutto sul piano fiscale e della difesa comune. Letta non dimentica nessuno di questi aspetti e li disegna su un piano di credibilità operativa per un partito che si definisce progressista e riformista. La parte meno convincente è quando Letta affronta il problema della politica dell’oggi . Mentre denuncia con vigore i guasti del populismo sovranista della Lega di Salvini non fa altrettanto, almeno con la necessaria puntualità, con il populismo di derivazione grillina con il suo pesante fardello di antipolitica che ha alimentato la sfiducia nelle istituzioni democratiche, soprattutto il Parlamento, che doveva essere aperto come una scatoletta di tonno. Questa relativa timidezza di Letta può spiegarsi con il fatto che il nuovo segretario del Pd non vuole precludersi la strada della costruzione di un nuovo centrosinistra con l’apporto anche dei 5Stelle. Il rilevare infatti la scarsa credibilità di una forza politica ricordando, che ” quasi in un colpo solo, si dissolvono i due tratti identitari del Salvini di successo di questi anni: l’antieuropeismo e il trumpismo” con il repentino appoggio della Lega al governo Draghi, non può far dimenticare che anche altri sono passati repentinamente dalla rivendicazione di essere orgogliosamente populisti all’appoggio incondizionato al medesimo governo. C’è poi la questione della “democrazia malata” e delle proposte che Letta fa per superare il trasformismo ed il cambiamento sistemico dei governi senza una legittimazione di voto popolare. Si può essere molto d’accordo con le proposte che vengono avanzate, ma non viene chiarito che molti dei guasti provengono dal populismo di varia natura e dall’abbandono del sicuro ancoraggio ai principi liberal democratici, che prevedono il non superamento di quella democrazia rappresentativa sancita anche dalla nostra costituzione. Infatti Letta sembra  sorvolare sulla necessità di un partito, come il PD, di inquadrare il suo profilo e la sua identità rispetto ai tradizioni filoni culturali su cui si regge la costruzione europea: la liberal democrazia e le istanze di equità e giustizia della socialdemocrazia. Non si avverte il respiro profondo, anche rispetto alla storia delle nostre tradizioni culturali, che dovrebbe avere un ambizioso progetto come quello disegnato dal nuovo segretario del Pd. Ci attendiamo da Enrico Letta un altro libro in cui venga offerta questa adeguata cornice al suo disegno.

Il libraio

Enrico Letta ” Anima e cacciavite. Per ricostruire l’Italia”, Solferino, Milano, pp.172 , Euro 14,90