IL VENTO DEL POPULISMO E’ ANCORA FORTE

di Pierluigi Castellani

Quando in Argentina viene eletto presidente un signore che si presenta ai comizi con in mano una motosega e dice che vuole privatizzare tutto, compresa sanità e scuola, e vuole chiudere la Banca Centrale per adottare come moneta il dollaro e quando in Olanda diventa primo partito la forza politica guidata da Geert Wilders, che  anche se  con ogni probabilità non riuscirà a diventare premier, dichiara  di voler chiudere il paese ai migranti ( vi ricordate quando Giorgia Meloni prometteva il blocco navale !), che vuole de-islamizzare il paese vietando moschee e Corano e vu0le indire un referendum per uscire dall’Europa quando l’Olanda è stato tra i paesi fondatori dell’UE significa che nel mondo il vento del populismo è ancora forte ed a ciò si aggiunge la minaccia che il prossimo anno negli Stati Uniti torni alla presidenza una persona come Donald Trump. C’è abbastanza da chiedersi che cosa fare perché questo non avvenga e perché si torni ad un normale confronto tra forze politiche in un quadro stabile di democrazia dell’alternanza. E quando a questo si aggiunge il mutamento profondo del quadro geopolitico in cui vengono alla ribalta soggetti autoritari alla guida di grandi paesi come Russia e Cina significa che tutto può davvero mettere in discussione quei valori e quei sistemi di riferimento che ancora ci ostiniamo a chiamare Occidente. Ci eravamo tranquillizzati dopo l’insuccesso delle forze populiste in Spagna e Polonia, ma quella ora si rivela solo una battuta d’arresto. Tutte le forze politiche autenticamente democratiche si devono interrogare sul perché questo stia avvenendo. Perché un elettorato fino al secolo scorso sostanzialmente stabile ora sia divenuto mobile in preda a chi predica contro il sistema ed a chi dà la colpa di tutto ai partiti, che non sanno più interpretare le esigenze che nascono dalla base. C’è la crisi economica, che impoverisce le classi medie, c’è il fenomeno dell’immigrazione che fa paura a chi vede minacciato il proprio welfare di cui fino ad ora ha goduto, ci sono le guerre che infiammano l’Europa dell’Est ed il medio-oriente, ci sono le giovani generazioni che temono per il loro futuro non avendo più punti fermi di riferimento, come le generazioni dei loro padri e dei loro nonni. Tutto questo non riguarda in Italia solo l’opposizione, che non riesce ad offrire un’alternativa alla destra, ma dovrebbe inquietare anche le forze di maggioranza, od almeno alcune di esse, quando si riscontra che tra i primi a congratularsi con Wilders c’è stato Matteo Salvini, che poi lo riceverà sul palco dell’annunciata manifestazione di Firenze insieme alla Marine Le Pen ed altri leader sovranisti. Infatti il populismo ed i sovranismo si nutrono dello stesso brodo di cultura, basti pensare a Trump, che promette di ritirare l’impegno degli USA dal quadro internazionale sulla base del principio, caro a molti sovranisti anche di casa nostra, che prima vengono gli americani. L’avanzata di questo tipo di populismo dovrebbe inquietare anche Giorgia Meloni, che pure ha frequentato i medesimi argomenti e si è alimentata della stessa demagogia, perché non solo Salvini continuerà a destabilizzare il governo nel tentativo di una sua riconquista della premiership nel centrodestra, ma perché portando la Lega a rappresentare la destra alla destra della Meloni, finirà per togliere alla Meloni la legittimazione del suo tradizionale elettorato, anche se la nostra premier dà una narrazione idilliaca della compattezza del suo governo, come dà una narrazione del nostro paese del tutto non coincidente con la realtà con cui si trovano a convivere quotidianamente le famiglie degli italiani. Ma di questo occorrerà parlare in altra occasione.